Copertina 8

Info

Anno di uscita:2016
Durata:42 min.
Etichetta:Inner Wound Recordings

Tracklist

  1. FALLING
  2. GIVE ME LIGHT
  3. CROSSROAD
  4. GET READY FOR
  5. FEEL MY FLAME
  6. TWELVE
  7. HOLY GRAIL
  8. HIO
  9. THEY DON'T REALLY KNOW
  10. MAKE YOU SO UNREAL

Line up

  • Lee Hunter: vocals
  • Swede: bass
  • Marvin Flowberg: guitars
  • Mike Cameron Force: drums

Voto medio utenti

"The Blackened Heart" è un gran bel disco di metal melodico a cavallo tra prog e AOR (un mix che ha qualche affinità con quanto proposto dai Seventh Wonder nel recente passato).

L'introduttiva "Falling", da questo punto di vista, è un manifesto grazie ai suoi arrangiamenti elaborati e alle melodie efficaci e mai banali (Linnéa Wikström dei Therion contribuisce come ospite nel brano). La successiva "Give Me Light" pone l'accento sulla componente heavy della proposta, senza comunque perdere di orecchiabilità, così come le tinte epiche di "Crossroad" ben si sposano con i cantati che molto hanno da spartire con i già citati Seventh Wonder. Le atmosfere Eighties e gli arrangiamenti sinfonici si fondono in "Get Ready For", traccia che anticipa "Feel My Flame", caratterizzata da atmosfere elettroniche e da buoni assoli di basso (cui partecipa anche Mike LePond dei Symphony X). "Twelve" è per chi scrive l'apice del disco, una "micro-suite" complessa in cui si alternano orchestrazioni, voci filtrate, momenti più intimi e altri decisamente "in your face". "Holy Grail", breve e groveggiante, ricorda i musical (non a caso il cantante dei Work Of Art Lee Hunter viene proprio da quel mondo) e prelude alla riuscita ma piuttosto canonica "HIO". Il lento del lotto si intitola "They Don't Really Know", ben arrangiato ma piuttosto insipido dal punto di vista delle linee vocali, mentre il finale è lasciato all'heavy metal più granitico: "Make You So Unreal" è una buona canzone a cui però, personalmente, non avrei affidato il compito di chiudere l'opera.

Gli Enbound mettono sul piatto sostanza e qualità, due caratteristiche tutt'altro che scontate che non possono che essere premiate in sede di recensione. Sarebbe auspicabile un po' di coraggio in più nello strutturare i brani, sempre e comunque molto (troppo) legati alla forma canzone. Ma niente che non si possa correggere con un po' di pazienza... A risentirci!
Recensione a cura di Gabriele Marangoni

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