Copertina 7

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2016
Durata:56 min.
Etichetta:Blood Harvest

Tracklist

  1. SILENT DISCORD
  2. SCARS OF THE MODERN AGE
  3. WINDSWEPT FRAGMENTS
  4. FERAL MIND, ABSTRACT TOMB
  5. THE DECADENT'S MIRROR
  6. ECHOES
  7. CRIMSON HALLS
  8. LEXICON OF OPPRESSION
  9. COALESCENCE
  10. TRIUMPH OF THE SWINE
  11. DEFYING THE METASTASIS

Line up

  • Frank Lato: bass
  • Troy Hoff: drums
  • Scott Skopec : guitars
  • Young Werther: guitars, vocals

Voto medio utenti

Gli americani Polyptych suonano death metal nella sua versione 2.0, un death, cioè, moderno ed iper tecnico sulla scia di band come Fallujah ed Obscura senza tuttavia dimenticare la lezione impartita dalle frange più brutali del genere stesso.
Quando ci si trova al cospetto di una proposta di questo tipo, l'interrogativo da porsi, a mio avviso, è sempre lo stesso: la tecnica è messa al servizio dei brani o questi ultimi sono una semplice, sterile, dimostrazione di abilità strumentale?
Nel caso di "Defying the Metastasis", che è il terzo album per il quartetto di Chicago, credo che la verità stia nel mezzo.
Data per scontata la preparazione dei musicisti, davvero notevole, i Polyptych fanno di tutto per rendere le loro composizioni varie e strutturate secondo una logica "canzone", inserendo elementi doom ("Crimson Halls"), dando un taglio vagamente black a livello di atmosfere sulla scia delle intuizioni degli Ackercocke, cercando, dunque, una via personale di espressione artistica.
Se tutto questo è certamente vero, è altrettanto vero che l'ascolto dell'album, per via della sua vorticosa complessità, non è facile per niente e, spesso, risulta difficile distinguere un brano dall'altro se non si pone una profonda attenzione in fase di ascolto e se non si ha un orecchio "allenato" alle peripezie tecniche che il gruppo sciorina con impressionante facilità.
I Polyptych sono indubbiamente un gruppo interessante e questo album un buon viatico verso l'annichilimento spirituale e mentale che, ormai tanti anni fa, è stato iniziato da un signore di nome Chuck la cui influenza, ancora oggi, è attualissima su tutta una scena della quale i Nostri fanno orgogliosamente parte.
Tutti gli amanti dei gruppi che ho citato e degli ascolti impegnativi sono, dunque, avvertiti: "Defying the Metastasis" potrebbe fare al caso vostro.
In tutti gli altri casi, vi consiglio di assumere i Polyptych a piccole dosi!
Recensione a cura di Beppe 'dopecity' Caldarone

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