Seventh Wonder - Welcome To Atlanta Live 2014

Copertina SV

Info

Anno di uscita:2016
Durata:143 min.
Etichetta:Frontiers Music

Tracklist

  1. A NEW BEGINNING
  2. THERE AND BACK (OVERTURE)
  3. WELCOME TO MERCY FALLS
  4. UNBREAKABLE
  5. TEARS FOR A FATHER
  6. A DAY AWAY
  7. TEARS FOR A SON
  8. PARADISE
  9. FALL IN LINE
  10. BREAK THE SILENCE
  11. HIDE AND SEEK
  12. DESTINY CALLS
  13. ONE LAST GOODBYE
  14. BACK IN TIME
  15. THE BLACK PARADE
  16. TAINT THE SKY
  17. BANISH THE WICKED
  18. ALLEY CAT
  19. WALKING TALL
  20. THE EDGE OF MY BLADE
  21. KING OF WHITEWATER
  22. SEVENTH WONDER ODYSSEY
  23. INNER ENEMY (NEW STUDIO TRACK)
  24. THE PROMISE (NEW STUDIO TRACK)

Line up

  • Andreas Blomqvist: bass
  • Johan Liefvendahl: guitar
  • Tommy Karevik: vocals
  • Andreas Söderin: keyboards
  • Stefan Norgren: drums

Voto medio utenti

Nonostante io continui a prediligere “The Great Escape”, probabilmente è “Mercy Falls” il disco più rappresentativo e apprezzato dei Seventh Wonder. Merito forse dell’ambizioso concept dall’incipit di memoria ayreoniana (un uomo in coma a seguito di un incidente in automobile, ricorda niente?) e dall’evoluzione dark/tragica sorprendente che non vi svelerò in questa sede.

Questo “Welcome To Atlanta Live 2014” ripropone per intero il sopraccitato album e aggiunge qualche altra traccia presa dalla (non nutritissima) discografia degli svedesi assieme ad alcune “chicche” nel finale (un medley acustico che ricorda i Toto di “Falling In Between Live” dal titolo “Seventh Wonder Odyssey” e due brani freschi di incisione) che rendono il doppio cd/dvd (a noi è pervenuto solo il cd) complessivamente appetitoso.

La performance del combo è notevole da tutti i punti di vista (menzione speciale per Tommy Karevik, anche se già qui si stava un po’ “roykhanizzando”, almeno alle mie orecchie, e per il presentissimo tastierista Andreas Söderin) e suona piuttosto fedele e credibile (temevo pesanti “rimaneggiamenti” in studio, come spesso capita in uscite di questo tipo, ma alcuni dettagli, come la voce del cantante che “va e viene” quando si avvicina o si allontana dal microfono, mi hanno convinto della veridicità del live).

Abbastanza insapore la nuova e breve “Inner Enemy”, molto più gustosa la successiva, e anch’essa inedita, “The Promise”, nove minuti abbondanti di power/prog di classe (“rovinati” da un inutile finale in fade out) che fanno ben sperare per il prossimo full-length previsto per l’anno prossimo.

Sei anni di attesa non sono proprio pochi per un “assaggio” di nuova musica targata Seventh Wonder. Le premesse sono buone, speriamo di non doverci ricredere da qui a qualche mese…
Recensione a cura di Gabriele Marangoni

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