Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2016
Durata:27 min.
Etichetta:Relapse Records

Tracklist

  1. VøLVENS SPåDOM
  2. JEG ER GUDEN, I ER TJENERNE
  3. SKøGEN SKULLE Dø
  4. BYSSAN LULL
  5. DEN LILLE PIGES DøD
  6. FROSNE VIND
  7. ONDE BøRN
  8. SONG TO HALL UP HIGH (BATHORY COVER)
  9. DYBT I SKOVEN

Line up

  • Myrkur: vocals, piano

Voto medio utenti

Ad un anno di distanza dall'ottimo "M", esordio di lunga durata per Myrkur, Amalie Bruun torna sul mercato discografico con "Mausoleum" un live album che raccoglie, in chiave acustica, vecchi brani e due inediti per meno di mezz'ora di intimità e bellezza.
Scordatevi il black metal, genere di appartenenza del progetto.
In questo album abbiamo la splendida voce della cantante e modella danese, il suo pianoforte, la chitarra acustica ed un coro di voci femminili che ci accompagnano all'interno di una musica dallo spiccato carattere folk e dall'atmosfera eterea e pura che sembra pervadere sia i brani sia lo Emanuel Vigeland Mausoleum di Oslo dove sono state effettuate le registrazioni.
"Mausoleum" è solo e semplicemente questo.
Null'altro.
Il nero del black metal non c'è.
Resta solo il bianco candido, e malinconico, di una interprete, a mio avviso, di grande spessore, spesso vista come una intrusa nel mondo del metal ma che, invece, ha talento e doti che la pongono al di sopra della media, indipendentemente dalla tanto discussa spontaneità del progetto Myrkur.
Per tutti questi motivi, l'album è un ascolto piacevole, emozionante, nordico e quasi privato nella sua essenza, un ascolto esaltato dai suoni perfetti del mausoleo e da canzoni arrangiate in maniera semplicissima e splendide nel creare quella sensazione di intimità che è il tratto distintivo di tutto il lavoro e che trova il suo climax nella bellissima cover di "Song To Hall Up High" di Bathory dove la voce della Bruun tocca le corde più profonde dell'animo.
Sono certo che "Mausoleum", al pari del suo predecessore, sarà criticato, ma io ve ne consiglio lo stesso l'ascolto, soprattutto se non avete paraocchi e para orecchie e se credete che la musica possa ancora essere semplicemente lo specchio dell'animo di un musicista piuttosto che plastica.
Recensione a cura di Beppe 'dopecity' Caldarone

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