Copertina 6

Info

Genere:Power Metal
Anno di uscita:2016
Durata:76 min.
Etichetta:AFM Records

Tracklist

  1. I DON’T FORGET, I DON’T FORGIVE
  2. DOCTOR FAUST
  3. GALILEO
  4. OLIVER TWIST
  5. MARCH 666
  6. ALL FOR METAL
  7. THE REBELLION OF LUCIFER
  8. DIABOLICA
  9. THE FIRST AND THE LAST
  10. ARARAT
  11. FLYING FORTRESS
  12. CURSED IN THE DEVIL’S MILL

Line up

  • Diego Valdez: vocals
  • Dushan Petrossi: guitars
  • Vassili Moltchanov: bass
  • Ramy Ali: drums

Voto medio utenti

Dushan Petrossi e i suoi Iron Mask sono celebri per gli album a cavallo tra il power metal neoclassico di matrice “teutonica” e l’hard rock più sanguigno degli Anni Ottanta. E questo “Diabolica” non fa eccezione.

Che una band dove hanno militato Richard Andersson, Mark Boals e Oliver Hartmann, non riesca a confermare la stessa line-up per più di due uscite consecutive già di per sé dovrebbe far pensare. A cosa possiamo imputare questo viavai? Probabilmente a una proposta musicale molto inflazionata, derivativa, a tratti al limite del plagio (come avrò modo di argomentare successivamente), che, per quanto ben confezionata, ha probabilmente perso di mordente da qualche anno a questa parte. Il nuovo cantante Diego Valdez da questo punto di vista non aiuta, con il suo timbro che ricorda il miglior Ronnie James Dio che non fa altro che acuire questo opprimente senso di déjà-vu.

Si comincia con “I Don’t Forget, I Don’t Forgive”, primo di una serie di tributi più o meno voluti all’happy metal di Helloween e Gamma Ray. In “Doctor Faust” le orchestrazioni più pronunciate non fanno gridare al miracolo, così come il piglio alla “Holy Diver” di “Galileo” ispira un timido sorriso. Poche sorprese anche nelle successive “Oliver Twist” e “March 666” prima di “All For Metal", che attinge a piene mani dal “Kai Hansen Real Book Of Metal Standards”. Il taglio epico di “The Rebellion Of Lucifer” è abbastanza indolore, mentre la titletrack ha nei riff qualcosa dei Kamelot di “Ghost Opera”. Saltiamo a piedi pari “The First And The Last” (no comment) e arriviamo ad “Ararat” con le sue idee scippate a “Still Of The Night” da una parte e “Perfect Strangers” dall’altra (ascoltare per credere). “Flying Fortress” sembra una versione heavy di “Owner Of A Lonely Heart” e prelude alla traccia più interessante del lotto, l’elaborata “Cursed In The Devil’s Mill”, lunga ma senz’altro godibile.

Gli Iron Mask non sono famosi per il loro coraggio e dubito che in futuro possano evolvere da questo punto di vista. La loro nicchia di mercato ce l’hanno e non gliela toglie nessuno, se sono contenti così buon per loro. Io, da un disco di 77 minuti, mi aspetto qualcosa di più…
Recensione a cura di Gabriele Marangoni

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