Essere dei pionieri a volte può risultare un'arma a doppio taglio. La storia del rock (progressivo soprattutto) è piena di band rimaste "vittime" del proprio sound che sono artisticamente "morte" dopo una manciata di album (penso agli ELP) o sopravvissute solo grazie a decisi cambi di rotta (cito i Genesis).
Dopo l'ascolto del monolitico (e a tratti soporifero)
"Juggernaut: Alpha & Omega", uscito tra l'altro una manciata di mesi fa, la domanda che mi risuonava nella mente era: cosa aspettarsi in futuro dai
Periphery? Avranno mica già esaurito tutte le cartucce a loro disposizione? Diciamo che la risposta è no. Non è un "no" secco e deciso, perché questo
"Select Difficulty" di soluzioni un po' abusate è zeppo, ma non nascondo una certa dose di sorpresa nel constatare lo sforzo compiuto dagli americani per non ripetersi soltanto.
E sì che le prime due tracce (
"The Price Is Wrong", "Motormouth") non lasciavano troppo ben sperare: sonorità dirette, disperate, urlate, accenni nu-metal e minime concessioni melodiche diluite in un modesto Bignami di ritmiche chitarristiche. Con
"Marigold" la proposta si fa però più elaborata, grazie agli elementi sinfonici e ai cantati prepotentemente mainstream, peccato solo per l'inutile coda rumoristica.
"The Way The News Goes", altro brano fortemente melodico, colpisce per il ritornello blast-beat e per il finale lasciato al pianoforte. In
"Remain Indoors" il chitarrismo di matrice grunge/alternative si amalgama con arrangiamenti che strizzano l'occhio all'elettronica mentre
"Habitual Line Stepper", con una struttura basata sul contrasto dinamico tra le chitarre e le orchestrazioni/tastiere, spinge nuovamente sull'acceleratore preludendo alla non riuscitissima
"Flatline", a cavallo tra potenza e melodia.
"Absolomb" è un altro apice del full-length: introduzione ipnotica lasciata al basso, evoluzione fluida e ben architettata nonostante i vari cambi metrici, riusciti break strumentali di memoria cinematografica. Con
"Catch Fire" la band raggiunge il massimo risultato con il minimo sforzo, grazie a un brano breve, orecchiabile ma non per questo banale.
"Prayer Position" vorrebbe centrare lo stesso obiettivo della canzone precedente ma risulta più fiacca. La conclusiva
"Lune" rappresenta il romanticismo secondo i
Periphery, una "suicide ballad" atipica, lunga, ma incredibilmente seducente.
Vi piacciono i
Periphery? Qui troverete un po' tutto quello che i ragazzi sanno fare e pure qualcosa in più. Non conoscete i
Periphery? Questo potrebbe essere un buon punto di partenza, risultando leggermente meno ostico (e un po' meno affascinante) dei primi album del combo statunitense.
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