Copertina 7

Info

Anno di uscita:2016
Durata:40 min.
Etichetta:Steamhammer / SPV

Tracklist

  1. THE FEVER
  2. WELCOME HOME
  3. INTO THE FIRE
  4. DON'T BLAME THE DEMONS
  5. SUPERIOR #1
  6. STONE CRAZY
  7. I, THE SERVANT
  8. ON A PROGRAM
  9. THE MACHINE, THE DEVIL & THE DOPE

Line up

  • Snicken: guitar
  • Tony: vocals
  • Mike: guitar
  • Jonas: bass
  • Mr. Pillow: drums

Voto medio utenti

Sarà per la singolare denominazione o forse, più verosimilmente, perché la scena musicale contemporanea è davvero assai convulsa e costipata, ma questa Stonewall Noise Orchestra, attiva dal 2004, mi era completamente (e colpevolmente …) sfuggita.
Un “peccato” che deve essere quanto prima emendato con un necessario recupero della discografia precedente a questo pregevole “The machine, the devil & the dope”, un disco di hard-rock “classico” per nulla di maniera, pregno d’interpretazioni ricche di feeling e di una vincente ricerca di melodie coinvolgenti e non fastidiosamente prevedibili.
Quaranta minuti di rock n’ roll ad alto voltaggio, insomma, capaci di solcare con uguale disinvoltura terreni blues, punk, stoner e psichedelici, conquistando i sensi attraverso la forza del songwriting e la preparazione e cultura specifica tipica delle formazioni scandinave.
E allora, sotto con la struttura armonica vaporosa e alienata, vagamente alla Jane’s Addiction, di “The fever”, con le bordate Stooges-esche di “Welcome home” e con le cadenze scure e magnetiche di “Into the fire”, marchiata a fuoco da un refrain contagioso già dal primo contatto.
Don't blame the demons” e “Superior #1” sono altri due solidi frammenti di roccia, sabbia e metallo, e se qualcuno avesse ancora qualche dubbio in merito alla notevole classe del gruppo, i restanti brani del programma hanno i mezzi per convincere anche gli estimatori del genere più scettici ed esigenti: “Stone crazy” celebra l’effige dei Black Sabbath catturandoli in una giornata particolarmente “solare”, “I, the servant” trafuga con innata destrezza il groove psych di Kyuss e The Cult, mentre “On a program” sembra addirittura voler rianimare i Rolling Stones di “Their satanic majesties request”, trasfigurati e innervati dall’opera di eredi tutt’altro che convenzionali.
La title-track, infine, arriva a sancire, attraverso l’ennesima profusione di tensione espressiva e incisività sonica, tutte le qualità di una band attrezzata per interpretare, magari aggiungendo un pizzico di ulteriore personalità, un ruolo da protagonista nel ricco panorama vintage internazionale.
Non fateveli scappare fin da ora …
Recensione a cura di Marco Aimasso

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