CIRCA: - Valley Of The Windmill

Copertina 6,5

Info

Genere:Prog Rock
Anno di uscita:2016
Durata:50 min.
Etichetta:Frontiers Records

Tracklist

  1. SILENT RESOLVE
  2. EMPIRE OVER
  3. VALLEY OF THE WINDMILL
  4. OUR PLACE UNDER THE SUN

Line up

  • Billy Sherwood: vocals, guitars
  • Tony Kaye: keyboards, hammond organ
  • Scott Connor: drums, percussion
  • Rick Tierney: bass

Voto medio utenti

Cesare Rizzi, parlando dei Genesis, descriveva Phil Collins come un “ingombrante prezzemolo della recente scena leggera”. Ecco, se mi si chiedesse di esprimere un’opinione sul produttore/compositore Billy Sherwood non sarei tanto più morbido, mi limiterei a sostituire la parola “leggera” con “prog”. La biografia dell’artista è legata mani e piedi alle mille evoluzioni degli Yes (rimando al web per approfondimenti) ma bisogna comunque riconoscere al musicista il merito di essersi sempre fatto trovare nel posto giusto al momento giusto, anche a costo di dover mettere la propria firma su album a dir poco discutibili (ho perso il conto dei vari tributi pieni di ospiti altisonanti ma musicalmente imbarazzanti).

Il progetto CIRCA: nasce nel 2007 per volontà del sopraccitato Sherwood, Tony Kaye (tastierista degli Yes a cui sarebbe poi subentrato Rick Wakeman, prima di un "ritorno di fiamma" a cavallo tra gli Anni Ottanta e Novanta) e Alan White (batterista dei progster inglesi da “Tales…” in poi). Dopo tre dischi autoprodotti (e oggettivamente non entusiasmanti) eccoli finalmente accasarsi presso la nostrana Frontiers Records con una formazione leggermente rivista (White ha lasciato) ma una proposta musicale che, nonostante il passare degli anni, non presenta grossi sconvolgimenti.

I quattro brani di “Valley Of The Windmill” (per un totale di 52 minuti di musica) mancano dell’effetto sorpresa e di quel briciolo di originalità che avrebbero potuto renderli realmente interessanti. Colpa della produzione un po’ impastata? Del mix poco corposo? Forse, ma di sicuro le composizioni non aiutano: “Silent Resolve” sembra uno scarto proveniente da “The Yes Album”, “Empire Over” abbina armonie spigolose ad arrangiamenti AOR di scuola Toto/Asia, la titletrack vorrebbe essere pop e bucolica ma suona decisamente monotona. Paradossalmente la traccia più scorrevole e meglio riuscita è la lunga suite conclusiva “Our Place Under The Sun”, che dal punto di vista del sound prova quantomeno a mettersi al passo coi tempi (roba alla Transatlantic eh, mica Native Construct, non illudetevi).

Un plauso alla determinazione e alla carriera, ma non posso nascondere parecchia delusione. Mannaggia.
Recensione a cura di Gabriele Marangoni

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