Copertina 7,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2016
Durata:46 min.
Etichetta:Testimony Records

Tracklist

  1. WHERE GODS COME TO DIE
  2. VULTURES IN THE BLOOD RED SKY
  3. A THOUSAND SUNS WILL RISE
  4. SUMMON THE UNDEAD
  5. REVENGE IN THE AFTERLIFE
  6. EMPTY GRAVE
  7. RED COUNTESS
  8. PERISH
  9. BARREN WASTELAND
  10. FOLDED HANDS
  11. BLOOD COLORED (EDGE OF SANITY COVER)
  12. SEED OF FEROCITY

Line up

  • Jost Kleinert: vocals
  • Daniel Jakobi: guitars
  • Fernando Thielmann: guitars
  • Johannes Pitz: bass
  • Timo Claas: drums

Voto medio utenti

I tedeschi Demonbreed pur essendo al debutto non sono dei novellini e “Where Gods Come To Die” lo dimostra, essendo un disco che, innanzitutto, è ben prodotto (forse troppo), e che mostra una solidità, una densità di suono, invidiabili.
Il death metal della band è in perenne overdrive (se si eccettuano le introduzioni delle canzoni), con pochi, rari, momenti di quiete, dovuti a improvvisi rallentamenti seguiti da fulminee accelerazioni, omaggiando i numi tutelari della scena swedish.
A Thousand Suns Will Rise” è un gran pezzo, ricco di groove e brutalità, così come “Perish” che ha un’atmosfera quasi apocalittica, grazie all’angoscioso riff introduttivo.
La brutalità, anche vocale, è uno dei cardini della proposta dei Demonbreed, cui piace spaccare ossa. Come dicevo in apertura di recensione, la produzione è forse troppo moderna, perché con un suono più sporco questo disco ne avrebbe guadagnato in ulteriore brutalità e cattiveria.
Cattiveria che deflagra in “Folded Hands”, canzone martellante, ricca di stacchi assassini che non lasciano scampo ai padiglioni auricolari dell’ascoltatore.
Sul disco è presente anche al cover degli Edge Of Sanity, “Blood Colored”, cantata con voce pulita.
Va bene citare i propri miti, però la canzone, che nulla aggiunge al platter, non fa altro che aumentare un minutaggio eccessivo.
Conclude “Seed Of Ferocity”, che tiene fede al proprio nome, dispensando semi di ferocia a piene mani.
In definitiva ci troviamo di fronte ad un disco di discreto/buono death metal, suonato con cattiveria, mestiere e convinzione, da una band che se riesce a trovare uno spunto personale potrà sicuramente affermarsi nell’affastellato panorama death metal odierno.
Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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