Copertina SV

Info

Anno di uscita:2016
Durata:12 min.

Tracklist

  1. THE ANIMAL
  2. SHAPESHIFTER
  3. CAN’T CARRY ON

Line up

  • Matthew Polley: vocals
  • Zak Muller: lead guitar
  • Andre Ruffell: guitars, back vocals
  • Dylan Smith: bass,
  • Luke Wilson: drums

Voto medio utenti

I The Wild Lies sono una giovane formazione londinese che incroceremo ben presto sui palchi italiani (sia al Sonisphere Festival che al Postepay Rock) di supporto agli Iron Maiden, e visto che non hanno ancora esordito sulla lunga distanza, per far girare un po' il loro nome fanno uscire questo "The Animals", un EP al momento disponibile solo in formato digitale.
Una bella opportunità quella che gli si prospetta, peraltro l'anno scorso avevano aperto anche per i British Lion di Steve Harris. Ma non si tratta, oltre ovviamente alla città d'origine, dell'unico legame con gli Iron Maiden, infatti, il bassista del gruppo, Dylan Smith, è proprio il figlio del chitarrista dei Maiden.

Posticipo le mie considerazioni a riguardo alla conclusione della recensione, dando priorità all'ascolto delle tre canzoni che fanno parte di "The Animal", che segue a tre anni di distanza il loro primo lavoro, un altro EP intitolato "Jack’s Out The Box". Ed è subito la titletrack ad affacciarsi, un Hard Rock con un taglio moderno ed energico, direi grazie anche al contributo del produttore Matt Hyde (Deftones, Bullet For My Valentine, Trivium), graziata da un refrain che mette in evidenza la bella voce di Matthew Polley, con il resto del gruppo che tiene il passo. Veloce, un bel groove, ammiccante.
Non agli stessi livelli la seguente "Shapeshifter", che si perde un po' alla ricerca di qualche modernismo (con qualcosa alla Bullet For My Valentine o Disturbed) di troppo, con un ritornello che stavolta non funziona e alcune spigolosità a livello ritmico e negli assoli di chitarra. Chiusura di tutt'altro spessore invece con la catchy "Can’t Carry On", dove l'equilibrio tra Hard & Heavy e tra Passato & Presente sembrerebbe essere stato raggiunto con estrema facilità e qualità.

Due su tre, non è male, soprattutto è l'impressione generale a essere convincente.

Non è la prima volta che gli Iron Maiden rischiano l'accusa di "nepotismo", ma da orgoglioso genitore, non me la sento proprio di stigmatizzarli, anzi, per i figli bisogna essere disposti (e non è mai un sacrificio) a fare di tutto. Inoltre non è certo mai stata la meritocrazia a far stabilire quali gruppi devono far parte del bill di un concerto... e questo è un modo come un altro.



I was born to review
Hear me while I write... none shall hear a lie
Report and interview are taken by the will
By divine right hail and write
Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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