Evergreen Terrace - Sincerity Is An Easy Disguise In This Business

Copertina 4,5

Info

Anno di uscita:2005
Durata:27 min.
Etichetta:Century Media
Distribuzione:Self

Tracklist

  1. DOGFIGHT
  2. GIVE 'EM THE SLEEPER
  3. BRAVE REALITY
  4. NEW FRIEND REQUEST
  5. GERALD DID WHAT
  6. I CAN SEE MY HOUSE FROM HERE
  7. THE THUNDER
  8. I SAY YOU HE DEAD
  9. THE SMELL OF SUMMER
  10. TONIGHT IS THE NIGHT WE RIDE

Line up

  • Andrew: vocals
  • Craig: guitars, vocals
  • Joshua: guitars
  • Jason: bass
  • Chris: drums

Voto medio utenti

Terzo disco per questi ragazzotti americani di Jacksonville, Florida, coperti di tatuaggi e alternativi fino al midollo. Peccato che il loro essere alternativi, almeno dal punto di vista musicale, si riduca al solito mediocre e banalissimo metalcore che tanto va di moda ultimamente. Pattern aggressivi e urlati si fondono a nuances melodiche spaccacoglioni, di modo che già dopo una decina di minuti si invoca l’eutanasia del proprio lettore cd, per evitare di perdere il proprio tempo.
Si, avete capito bene, perdere il proprio tempo. Perché è questo l’effetto che fa l’ascolto di questo “Sincerity Is An Easy Disguise In This Business”. Esistono dozzine di bands che suonano la stessa merda, e molte di queste lo fanno con più convinzione, con più mezzi e con più palle di questi Evergreen Terrace.
L’unica cosa che salva pezzi come “Dogfight” o “New Friend Request” dall’accantonamento totale è la produzione, pulita e potente, e sinceramente sprecata per un disco simile.
Non mancano momenti più felici, i quali sono soprattutto legati a momenti melodici più riusciti (visto che per quel che riguarda l’aggressività non c’è davvero nulla di nuovo e convincente), e parlo ad esempio di “I Can See My House From Here”.
Per il resto questo disco è per quelli che non hanno paura di buttare i propri soldi in qualunque schifezza venga da oltreoceano, per quelli che si accontentano, per quelli che non saprebbero distinguere un capolavoro da una cagata immane.
Ok, forse il mio giudizio è troppo pesante verso questa band e questo disco, resta il fatto che questo è un disco inutile. Tutto il resto non conta.
Pensate che c’è pure una bonus-track acustica finale che fa il verso al post-grunge di Staind et similia. Passiamo decisamente oltre.
Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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