Purson - Desire's Magic Theatre

Copertina 8,5

Info

Genere:Prog Rock
Anno di uscita:2016
Durata:43 min.
Etichetta:Spinefarm Records
Distribuzione:Universal

Tracklist

  1. DESIRE'S MAGIC THEATRE
  2. ELECTRIC LANDLADY
  3. DEAD DODO DOWN
  4. PEDIGREE CHUMS
  5. THE SKY PARADE
  6. THE WINDOW CLEANER
  7. THE WAY IT IS
  8. MR. HOWARD
  9. I KNOW
  10. THE BITTER SUITE

Line up

  • Rosalie Cunningham: vocals, guitar
  • George Hudson: guitars, backing vocals
  • Samuel Robinson: keyboards
  • Justin Smith: bass
  • James Last: drums

Voto medio utenti

Si può essere innovativi attingendo a piene mani dai grandi del passato? La domanda è lecita ma retorica: se così non fosse non si giustificherebbero realtà come Opeth, Porcupine Tree, Pain Of Salvation (e chi ha più ne metta) che ci accompagnano regolarmente nei nostri ascolti quotidiani ormai da anni.

Avevo sentito parlare degli inglesi Purson, spesso accostati ai Blood Ceremony per affinità di intenti (e di lineup, data la presenza di una donzella dietro al microfono), ma non li avevo mai ascoltati prima.

Non commettete il mio stesso errore.

Prendete i Beatles degli anni indiani ("The Window Cleaner"), Jimi Hendrix che fa un'ospitata negli Iron Butterfly ("Electric Landlady", il titolo parla da solo), le colonne sonore "vintage" di David Lynch ("Dead Dodo Down", dal vango incedere twinpeaksiano), i Soft Machine del periodo "Third" o i Colosseum degli esordi ("Pedigree Chums"), il prog-folk stile PFM/Jethro Tull ("The Bitter Suite"), una punta di Fairport Convention ("The Sky Parade"), frullate tutto con una produzione curatissima e brillante, una capacità compositiva encomiabile, una sana dose di coraggio melodico e armonico e avrete una vaga idea di quello che troverete in "Desire's Magic Theatre".

Detto così può sembrare un mero omaggio al passato remoto dello psych/doom/prog ma vi assicuro che non è questo il caso. L'album in questione non "puzza" di vecchio, al contrario profuma di sincera passione e di inventiva, un tributo alla creatività a 360° che ha nella performance della bella Rosalie Cunningham (davvero magistrale) e negli arrangiamenti certosini degli altri membri del gruppo (farei un appunto solo sul batterista che a mio avviso suona un po' troppo) più di un motivo di esistere. Questo disco piacerà sicuramente ai nostalgici dei bei tempi andati ma farà felice anche chi vuole semplicemente ascoltare della buona musica ben scritta e ben suonata. Una bella scoperta.
Recensione a cura di Gabriele Marangoni

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