Copertina 8

Info

Anno di uscita:2005
Durata:46 min.
Etichetta:Small Stone
Distribuzione:Brainstorm

Tracklist

  1. 2 WHEEL NATION
  2. HEAVY LOAD
  3. BAD VISION
  4. WAR OF THE MIND
  5. INTO THE GROUND
  6. ON TO EVERAFTER
  7. SUNSHINE AND SORROW

Line up

  • Lori S.: guitar, vocals
  • Guy Pinhas: bass
  • Joey Osbourne: drums

Voto medio utenti

Dopo un consistente periodo di calma piatta, con poche uscite realmente interessanti, finalmente arriva un bell’album di stoner (doom) spesso ed acido, narco-psichedelico, marcio alla radice, stonerrock nel senso più puro e malato del genere, un disco che trasuda sostanze allucinogene e relativi incubi, soprattutto si rivela una lunghissima cavalcata a colpi di riffs sporchi e maligni, toni ultra-ribassati, ripetizioni asfissianti e cupe strutture monolitiche.
Tutta questa roba è nata nella mente di una minuta e graziosa ragazza: Lori S., compagna di Dale Crover (Melvins, Altamont), che ha rispolverato il suo personale power-trio Acid King per dare un seguito all’ottimo “Busse woods”, risalente ai tempi della Man’s Ruin (1999) e ristampato alcuni mesi fa dalla Small Stone, nuova label di Lori e soci.
Preparatevi per un viaggio lisergico nel buio e nella desolazione, senza luce che vi guidi né gioia che vi sostenga, mesmerizzati dalle ipnotiche litanie agghiaccianti della chitarrista/cantante, che personalmente mi provocano uno stupendo stato di angoscia mentale. Sentitela nella sfibrante “War of the mind” evocare arcani riti stregoneschi, inserendoli in un’atmosfera di assoluta depressione ed abbandono, nera come la fine di ogni speranza.
Non un disco allegro, questo è certo. Per fare un banale esempio, chi trova troppo funerei i Candlemass o gli Obsessed si tenga ben lontano dagli Acid King, il loro sound elefantiaco e melmoso non è solo funereo, è mortale.
Alle spalle della tosta ragazza, grande merito alla coppia di veterani Pinhas/Osbourne, pesanti e massicci ma ricchi di elasticità. Psichedelici e sludge quanto basta per aprire strade diverse alle schitarrate distorte della leader, offrendo quel pizzico di varietà necessario per evitare un pastone colloso e monotono.
Altra segnalazione importante per la produzione del maestro Billy Anderson, il quale ha puntato su toni profondi ma ben caratterizzati cogliendo l’essenza del lavoro, un flusso claustrofobico costante e sinuoso.
Non è un album dal quale estrapolare brani più o meno significativi, il ritmo è costantemente slow con improvvise esplosioni psych-fuzz, non si perde tempo con i solismi per non interrompere la sensazione di soffocamento, ma ugualmente si percepisce un feeling trasognato e quasi magico che porta a restare incollati al disco fino alla fine, in sostanza un’esperienza musicale da accettare o rifiutare in blocco. Sicuramente non un lavoro per tutti, lo indico a chi si è fatto le ossa con pesi massimi quali Electric Wizard, Sons of Otis, Weedeater, Unearthly Trance, Yob, Witch Mountain, ecc, e può quindi apprezzare le sfumature racchiuse nello stordimento stonato e fangoso degli Acid King.
Sarà sempre la solita solfa, come alcuni vi diranno, ma quando funziona e possiede un effetto micidiale come in questo “III” la si accetta a braccia aperte e senza esitare.

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