Copertina 7

Info

Genere:Power Metal
Anno di uscita:2005
Durata:56 min.
Etichetta:Autoprodotto

Tracklist

  1. INTRO
  2. LAST MASK
  3. TRADERS OF GLORY
  4. RUINS
  5. WORDS FROM THE STAR
  6. WASTED TIME
  7. FLAMES OF VISION
  8. SHOWING MY DARKSIDE
  9. FORCE THEM TO ENTER
  10. OBLIVION

Line up

  • Vlaz: vocals
  • Mark: lead guitars
  • Cris: guitars
  • Andy Traversa: bass
  • Dario: keyboards
  • Alan: drums

Voto medio utenti

Fa davvero piacere notare come siano bastati una maggior convinzione (suppongo garantita anche da una line-up finalmente stabilizzatasi) ed una produzione all'altezza (il "solito" buon lavoro di Tony "Mad" Fontò e B.B. Nick Savio nei loro Remaster Studio) per far rendere nettamente meglio quegli stessi brani, ora snelliti, che erano già stati proposti sul precedente CD, uscito un paio di anni fa. Un lavoro discreto, dal titolo "Oblivion", che non era però riuscito a mettersi in particolare evidenza.
Ci riesce oggi il nuovo "Ruins", che oltre alle 7 canzoni già presentate a suo tempo, presenta una intro e due pezzi nuovi, l'articolata e drammatica titletrack e "Wasted Time", che inizia su delle tastiere alla Royal Hunt e prosegue con un andamento maggiormente helloweeniano (certi passaggi mi ricordano la vecchia "Victim of Fate").
Le tastiere del nuovo innesto, Dario, mostrano personalità ed un buon affiatamento con il resto di una band che ha sempre fatto tesoro delle proprie capacità tecniche, messe in risalto dal solismo di Mark e dalla prestazione di Vlaz, un ottimo cantante, che sfugge agli acuti e alle tonalità alte a favore dell'interpretazione e del feeling, come risulta evidente su "Flames of Vision". Questo è sicuramente uno dei pezzi migliori del CD, assieme alla successiva "Showing My Darkside", che da parte sua pone l'accento sull'impatto frontale, con un passo al limite del thrash, una canzone che può ricordare i Brainstorm/Symphorce più incattiviti, un paragone che si può estendere ad un altro brano come "Last Mask", per la riuscita convivenza di melodia ed aggressività.
In chiusura, si fa infine notare la lunga "Oblivion", quasi 13 minuti che riescono a scorrere in maniera tutto sommato fluida, tra passaggi melodici, aperture epiche e scatti impetuosi ma mai gratuiti.
Se i SoulMask, che mostrano capacità esecutive e compositive non comuni, riusciranno a mantenere la stessa progressione messa in mostra sinora, nel loro futuro non mancheranno di certo soddisfazioni.
Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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