Copertina 8

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2016
Durata:42 min.
Etichetta:Endtime Productions

Tracklist

  1. THE DOGMA OF CHALCEDON
  2. THE SUFFERING
  3. DIVINE DARKNESS
  4. I AM TRIBULATION
  5. VOISTINU VOSKRESE
  6. KINGDOM OF THE WOLF
  7. DUSK
  8. IN SILENCE, IN CHAINS

Line up

  • Pilgrim Bestiarius XII: vocals
  • Gustav Elowson: drums, samples
  • Per Sundberg: guitars, bass, synth
  • Johan Wold Ylenstrand: guitars, bass

Voto medio utenti

Nell’anno del Giubileo non potevano mancare all’appello i Crimson Moonlight, band svedese di primo piano dell’unblack metal. L’unblack metal, per chi ancora non lo sapesse, è sostanzialmente un genere musicale che a differenza del black metal tradizionale unisce musica catalogabile a tutti gli effetti come black metal con liriche cristiane cioè antitetiche al black metal da cui il termine “unblack”, ossia non black. Per questo motivo il genere è noto anche sotto il nome di white metal o christian metal. Anche se esistevano già da tempo band metal che cantavano testi di tipo cristiano, il genere unblack nasce nel 1994 con l’uscita del mitico album “Hellig Usvart” della misteriosa one-man-band Horde. Quell’album segnò una svolta epocale poiché il disco musicalmente suonava veloce, feroce, glaciale e dirompente come i dischi delle pure raw black metal band di allora mentre i testi sbandieravano una vera e propria denuncia verso il black metal e le sue tematiche sataniche. Ad uno sbrigativo sguardo iniziale il disco pareva a tutti gli effetti un disco black metal e ogni particolare di quell’album disco fu curato in questo senso, come il logo del gruppo, la grafica della copertina in debito bianco e nero con foto raccapricciante, il titolo del disco che in norvegese tradotto in inglese significava “Holy Unblack” in contrapposizione a “Unholy Black” etichetta di cui si fregiavano le black metal band di allora a partire dai Darkthrone. Perfino il nome dell’unico componente della band Anonymous sembrava una parodia facendo la rima con il nome di Euronymous dei Mayhem. Il disco iniziava con il rumore del vento e i classici rintocchi di campana, batteria a mille e chitarre super distorte e ronzanti, il tutto condito da uno screaming inumano. Invece i testi erano completamente anti black e cristiani e non celavano affatto il loro significato, uno su tutti: “Invert the Inverted Cross”.
Dopo questa doverosa parentesi storica, vengo all’analisi di questo album “Divine Darkness” dei Crimson Moonlight che arriva dopo ben 9 lunghi anni dal precedente EP “In Depths of Dreams Unconscious” anticipato solo dal singolo “The Suffering” uscito nel 2014. A distanza di così tanto tempo, la curiosità di scoprire cosa erano ancora in grado di fare i componenti della band, che sono praticamente rimasti gli stessi ad eccezione di Erik Tordsson, era grande. Ci si poteva aspettare uno scialbo disco revival dei vecchi tempi andati, un disco completamente diverso dai precedenti o un’opera degna del loro nome. Alla fine, dopo aver ascoltato questo “Divine Darkness” e senza gridare al miracolo, propendo per l’ultima delle possibilità descritte. Il disco è solido e al passo con i tempi, non è sconvolto lo stile del gruppo e sia la strutturazione dei pezzi che il black/death metal sound dei brani sono tipici dei Crimson Moonlight. Se vogliamo il disco in questione è ancora più aggressivo e potente rispetto al passato, cosa in sé positiva visto il tempo trascorso, ma ciò va un po’ a discapito della melodia che permeava in maniera più decisa i dischi precedenti. Il disco contiene comunque ottime tracce come l’opener “The Dogma Of Chalcedon”, la successiva “The Suffering”, la title track "Divine Darkness" che faranno sicuramente contenti i loro vecchi estimatori come anche i nuovi che decideranno di ascoltare questo disco senza pregiudizi. L’album non presenta cedimenti di alcun tipo e tutti i pezzi sono validi. Da menzionare anche il più lento e particolare quinto brano “Voistinu Voskrese”, posto in modo da fornire la giusta pausa melodica per affrontare gli assalti sonori delle tracce seguenti. Acquisto obbligato per gli estimatori e seguaci dell’unblack metal e disco consigliato vivamente a tutti gli ascoltatori dei generi estremi black e death se non altro per guadagnarsi qualche indulgenza ed evitare così i posti più roventi e infuocati dell’Inferno che ci sono stati riservati!
Recensione a cura di Enrico Mazziotta

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