Dolcezza e furia, suoni malinconici e avvolgenti densi di una profonda inquietudine che esplode in momenti di emotività rabbiosa e catartica … una descrizione che potrebbe adattarsi alla proposta di artisti come Novembre, (
early) Anathema, Paradise Lost, Tool, … e a quella di questi
An Handful of Dust, valente quintetto di Tarcento, ritornato all’attività discografica dopo una pausa di quattro anni (“
Nu emotional injection” su Risingworks Records).
“
Map of scars” è un
Ep autoprodotto piuttosto intenso e coinvolgente, in cui le evidenti fonti ispirative del gruppo si amalgamano in maniera abbastanza equilibrata e organica, evitando d’incorrere in soluzioni espressive eccessivamente scontate o imitative.
Pur in un ambito stilistico parecchio ortodosso i friulani costruiscono brani di notevole suggestione, grazie a linee melodicamente intriganti e a un gusto non banale per la costruzione di atmosfere algide e “autunnali”, arricchite di quella tensione emotiva fondamentale per non scadere nella pantomima fine a se stessa.
Venti minuti di musica oscura e piena di
spleen, dunque, ma anche parecchio raffinata nelle sue fascinose variazioni compositive, apprezzabili soprattutto in “
Don't walk away”, in cui il contrasto fra tristezza e squarci di brutalità è veramente ben congeniato e in “
Intensive care unit”, probabilmente il frammento più riuscito e “personale” del programma, in grado d’insinuarsi subdolamente nei gangli sensoriali dell’ascoltatore in virtù di un
pathos tangibile e di un senso di “disagio” interiore dai caratteri fortemente empatici.
Un buon “ritorno”, da consolidare quanto prima con un nuovo
full-length.
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