Copertina 7

Info

Anno di uscita:2016
Durata:55 min.
Etichetta:Metal Blade Records
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. BLACK MAGIC
  2. BLACK UNICORN
  3. BEYOND THE ASTRAL
  4. AS WE FALL
  5. UPON THE MOUNTAIN
  6. SLOW DEATH
  7. THE SEERS
  8. THE PLAGUE
  9. FORSAKEN
  10. THE ELDEST TREE

Line up

  • "Big John" Williams: vocals
  • Corey Roth: guitars
  • Andrew D'Cagna: bass
  • Justin Wood: drums

Voto medio utenti

Ogni scuderia ha i propri cavalli su cui puntare e visto che il momento di popolarità del retro-rock/doom/stoner rimane alto, la Metal Blade apre nuovamente i cancelli dei suoi Brimstone Coven, combo della Virginia che a primavera del 2014 aveva stupito con un ottimo debutto autotitolato.

Malgrado la copertina "stregonesca" ed un titolo come "Black Magic", il nuovo capitolo discografico dei Nostri risulta molto meno esoterico del precedente, mette invece in mostra l'animo più da "jam session" del gruppo. Se non si fosse ancora capito, qui di metal non v'è traccia. La sensazione è infatti quella di assistere ad un lungo turno di improvvisazione di quattro fricchettoni con cannone all'angolo della bocca che, in jeans e torso nudo, si lasciano guidare dalle emozioni e dalle paranoie del momento per comporre la propria musica. L'album rimane molto godibile ma risulta meno energico del suo predecessore, più malinconico, con alcune parti eccessivamente ripetute, sfiorando in taluni momenti il rischio di annoiare. Di buoni episodi ce ne sono, non fraintendetemi, le canzoni hanno un cuore blues fatto di un basso pulsante, una chitarra lievemente distorta che viaggia perennemente sulla pentatonica, una batteria secca e la voce magnetica di Big John in primo piano; questi elementi sono solo mischiati in modo un pochino meno coinvolgente del capitolo precedente. Menzione particolare per la conclusiva "The Eldest Tree" che con il suo cantato a più voci, le atmosfere azzeccate ed il vero sentore di zolfo, risulta la traccia più riuscita. Tra nuovi Graveyard ed Orchid, e vecchi Led Zeppelin e Pentagram.

Recensione a cura di Francesco Frank Gozzi

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