Copertina 7

Info

Anno di uscita:2015
Durata:28 min.
Etichetta:Peaceville Records

Tracklist

  1. BEHIND THE DOORS
  2. PHILISTINE PHILOSOPHIES
  3. UNDER THE WEEPING MOON
  4. TOKYO LIGHTS
  5. WALKING SHADOWS
  6. DAYS ARE DREAMED

Line up

  • Justin Hill: voices
  • Mikee W Goodman: voices
  • Pin: guitars
  • Dan Weller: guitars
  • James leach:bass guitar
  • Dan Foord: drums

Voto medio utenti

Ben'approdati nel SikThismo.

Gugolo e che trovo? ...che quella cellula staminale, che religeva mondi metallici separati, è divampata, diventando una moda. Che avessero seminato tanto e bene è indubbio.
Come si sparge quest'onda? Considerazione che un surfista non farebbe: questo mini è bello ma non straordinario. Più core che thall, più recitato che cantato.
Sarà stata l'eredità di un certo progressive-djent angloamericano?
Al primo play quel che mi salta, infatti, è la resilienza con cui si ripresentano al mercato. Sembrano decisi a caricarsi sulle spalle tutta la carovana del metallo tecnico, veloce, spigoloso, pensante, volatile e protocollabile del globo?
Staremo a vedere.
Smetto gli ascolti e rifletto sulla "svolta radiofonica".
Azzardiamo zero riferimenti ad altri. Tratteniamoci: c'è tanto con cui fare pace. Non disperdiamoci. Facciamo tesoro di queste abbonDanze.
La prima premura sono le voci. Se i quindici anni di carriere (sono in sei quindi il premio temporale deflagra) ci mostrano una band esperta, solo sgraziatamente matura, le traiettorie vocali dei due singers si compiono come nobili segni d'autore e valgono pregi inequivocabili.
Le ricerche melodiche sono ora drastiche poi plastiche. Ora azzardate poi calme. Gli stili si mescolano come i colori in una tavolozza in mano a un bimb*.
La copertina non ha bisogno di parole mentre le canzoni andrebbero passate al microscopio.
Nel muretto delle chitarre si appoggiano semplici gesti pratici: i rintocchi più secchi e pesanti delle percussioni.
I suoni sono editati verso un formato compatto: aumenta la fruibilità ma la profondità si lacera e ci collassa una bolla, non propriamente armonica, in testa (come quando ci tocca fare la doccia adornati dai veli di plastica con cui le nonne negli anni ottanta si facevano i pomidori in balcone anche a dicembre). Manca euritmia nella stesura produttiva. Leggasi: la resa è flebile, manca l'effetto teatro, le espansioni tecniche suonano individualizzate e perdiamo la magia, che, andrebbe trascritta a costo di non dormirci due settimane.
La sacralità finisce nei tubi e aumentano privilegi e penetrazione mediatica. Ma siamo qui per passarci una moneta d'oro zeccata Sikth non per fare spicciola sociocrazia metallica. Difficile, comunque, fronteggiare cotanti artigiani della faccenda con questa pseudo analisi.
Abbasso la guardia e la cambio.

E se non si stagliano che pochi rami del mitico albero secco è, pure perchè, il lavoro (storico-orientato al momento attuale) di questa cara ottima band è argomentato aspramente.
In loro e in me&noi.
Buon disordine prestabilito, gestito e magistralmente giustificato.
Ben ritrovati fuori dall'Ismo
Recensione a cura di Marco Pastagakio Regoli

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