Copertina 8

Info

Genere:Prog Rock
Anno di uscita:2015
Durata:78 min.

Tracklist

  1. SINLESS PERFECTION
  2. TRUE OR FALSE
  3. MEMENTO MORI
  4. THE GODLESS GODDESS
  5. TROUBLED STRAITS
  6. PARADISE FADED
  7. THIS WONDERFUL DARKNESS
  8. OH DEATH, OH FEAR

Line up

  • Stig "Six" Petersheim: keyboards
  • Torbjørn Dybsand: drums
  • Johannes Hulleberg: vocals
  • Kim Daniel Taalesen: guitar
  • Stian Dalslåen: bass

Voto medio utenti

E’ un vero peccato che l’ascolto di “Songs of solitude & sorrow”, debutto autoprodotto (!) dei Permian Incident arrivi quando i “giochi” per la Poll dedicata agli scribacchini di questa gloriosa webzine siano già conclusi: di sicuro i norvegesi si sarebbero guadagnati una menzione d’onore tra le mie “sorprese” dell’anno, se non addirittura un posticino nella classifica dei migliori del 2015, in un settore, quello del prog-metal (per i “perfezionisti” delle categorie, sarebbe meglio parlare di hard-prog), che personalmente non mi ha riservato moltissime scosse emotive nei tempi recenti.
Attraverso un sagace e variegato mix sonico, in cui vengono frullati Deep Purple, Uriah Heep, Dream Theater, King Crimson, Genesis, Yes e Pain Of Salvation, senza dimenticare nobili suggestioni della scena scandinava quali Aunt Mary, Blind Orphans (di cui ha fatto parte il batterista Torbjørn Dybsand), The Flower Kings e Black Bonzo, i nostri confezionano un albo di notevole valore artistico, capace di grande tensione espressiva e di funzionale virtuosismo, dimostrando che anche attingendo a piene mani dalla storia del rock si può essere “carismatici”, manipolando con innata sensibilità quegli immarcescibili insegnamenti.
Dimenticatevi parossismi strumentali e machismi esecutivi e lasciatevi trasportare da questi settantotto minuti di pulsanti evocazioni musicali, condotte dalla preziosa laringe di Johannes Hulleberg (paragonabile, con un pizzico d’immancabile gusto per l’iperbole, a un’interpolazione timbrica tra Ian Gillan, David Byron, Geoff Tate e Peter Gabriel!), un’autentica “meraviglia” all'interno di un disco davvero molto sorprendente.
Come sempre, in tali situazioni, è molto complicato selezionare i brani più rappresentativi, e anche un’analisi puntuale del programma finirebbe per essere parziale e, forse, poco efficace … mi limiterò, dunque, a consigliarvi di approfondire con attenzione ogni istante dell’opera, inebriandosi con le scenografie sfarzose ed esotiche di “Sinless perfection”, lasciandosi avvolgere dalle cadenze caliginose di “True or false” e dall’estasi melodrammatica di “The godless goddess” (Sabs, Pink Floyd, Queensryche e Purple condensati in un unico appassionante frammento sonoro …) o ancora veleggiare sulle note malinconiche di “Troubled straits”, rievocare cangianti ed enfatiche ambientazioni hard-rock-blues (come potrebbero intenderle i mitici Dark Quaterer … svariate le affinità attitudinali tra i due gruppi) con “Paradise faded”, finendo poi per abbandonarsi definitivamente alla suite finale “Oh death, oh fear”, un quarto d’ora abbondante di poetiche e intense fluttuazioni emozionali, dal fascino “antico” eppure mai obsoleto e vetusto.
I Permian Incident sfornano un lavoro da non perdere, ma voglio anche “condividere” (una roba molto à la page, in tempi di social-ismo sfrenato!) con il lettore la netta impressione che possano in futuro perfino fare di meglio (magari “asciugando” qualche lieve prolissità di taluni passaggi compositivi) … non vedo l’ora di poterlo verificare, mentre m’immergo per l’ennesima volta in questo emozionante e visionario viaggio fatto di Solitudine, Tristezza e di tantissimo talento.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 01 gen 2016 alle 16:07

con una recensione così merita sicuramente un ascolto..

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