Copertina 6

Info

Anno di uscita:2015
Durata:39 min.
Etichetta:This is Core

Tracklist

  1. YELL
  2. AIN'T NO PLACE FOR JOHN
  3. MR. WOLF
  4. THE WINTER SONG
  5. FLASH
  6. YOU WALK MY FRIEND
  7. PATRICE PEPPER
  8. PIXIE
  9. SOMEBODY TO LOVE (JEFFERSON AIRPLANE COVER)

Line up

  • Gabriele Valentini: vocals, guitars
  • Marcello Mattevi: drums
  • Nicola Andreatta: bass
  • Denis Rossi: guitars

Voto medio utenti

Il mondo della musica è pieno di gruppi con poche idee, spesso confuse e che, non sapendo bene dove sbattere la testa, copiano di sana pianta lo stile di gruppi più famosi, costruendoci su una carrierucola più o meno importante. Ci sono, di contro, dei gruppi che di uniformarsi non ne hanno proprio intenzione.

I Matleys, italianissimi di Trento, sono una di queste band. Sonorità brit-pop-rock anni ’70-’80 con una spruzzata di stoner, produzione scarsa (non in quanto a valore ma a livello di “interventi” sul suono), voce monocorde e sbattuta (termine tecnicissimo che indica il cantare un po’ scazzato [aridaje], quasi in pantofole) ma contemporaneamente un’originalità che si stacca decisa dal pantano dei giorni d’oggi.
Il problema dei Matleys è che forse questo genere di musica risulta un po’ indigesto alla maggior parte dei fruitori odierni, sicuramente a gran parte degli utenti di un sito che si occupa prevalentemente di metal, come il nostro. E’ rock, è vero, ma con quel sentore agée che “puzza” un po’ di stantio. Riconosco senza dubbio il valore della band, ma già dopo il primo ascolto brani quali “Ain’t no Place for John” o “Patrice Pepper”, pur nella loro orecchiabilità, finiscono nel dimenticatoio.

Desirevolution” è quindi un album coraggioso, perché con esso i Matleys si buttano a capofitto in un mondo che non gli appartiene, suonando clamorosamente anacronistici, nel bene e nel male. Se amate il tipo di sonorità di cui sopra, è l’album per voi. Altrimenti passate pure oltre, assolutamente non per demeriti dei trentini quanto per mera incompatibilità socio-musicale.

Quoth the Raven, Nevermore..
Recensione a cura di Andrea Gandy Perlini

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