Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2015
Durata:47 min.
Etichetta:Svart Records

Tracklist

  1. RISEN FROM BELOW
  2. CONFESSING A MURDER
  3. BURN ME, I THIRST FOR FIRE
  4. ONLY YOU
  5. THE FIREY ANGEL OF DESIRE
  6. AVE SATANAS
  7. SHARP EDGE OF THE EARTH
  8. APPARITION OF THE REVOLUTION
  9. SHADOWS OF EMPTINESS

Line up

  • Jamie Myers: vocals
  • Dave Christian: percussion
  • Kevin Hufnagel: guitars
  • Johnny DeBlase: bass

Voto medio utenti

Che i Sabbath Assembly non fossero una band convenzionale lo si capiva perfettamente già ascoltando il precedente “Quaternity”, un piccolo gioiellino di occult rock come non se ne sentiva da parecchi anni. Rimasi particolarmente colpito da quell’album, in particolare delle tetre e ispirate atmosfere che la band era riuscita a creare, davvero molto particolari. Va da se che quando ho saputo dell’uscita del nuovo disco del gruppo, intitolato semplicemente “Sabbath Assembly”, la voglia di constatare se i nostri fossero riusciti a bissare quanto fatto appena un anno prima era tanta.

Quando però ho iniziato l’ascolto ho subito capito che qualcosa non andava. Il duo guidato da Jamie e Dave ha cambiato completamente rotta, incidendo, questa volta, un album più duro e diretto, sulla falsa riga di quanto proposto su “I, Satan”, che dell’album precedente era forse l’episodio meno interessante. Chitarre distorte, quindi, meno atmosfera, più brani diretti, e soprattutto molto meno spazio per la splendida voce di Jamie, messa quasi in second’ordine dato l’aspetto più duro delle composizioni, con le chitarre che quasi la coprono.

Se il lato concettuale è rimasto invariato e quindi i temi trattati nei testi affondano ugualmente le proprie radici nello studio molto approfondito delle tematiche occulte tanto care alla band, quello musicale l’ho trovato molto meno interessante rispetto al disco precedente. Per carità, la band ha comunque un suo stile molto particolare e riconoscibile, e il senso di asfissia e di disturbo percepito in “Quaternity” è comunque presente. Manca però quell’atmosfera onirica che faceva di quel disco un episodio unico nel suo genere.

Le nuove composizioni sono in ogni caso valide e al di sopra della media di tanti gruppi che cercano invano di affrontare questi temi risultando però poco convincenti, ma il tutto mi ha dato l’idea di un progetto molto meno coinvolgente e singolare. Insomma, i brani appaiono più modesti e semplici, e perdono quell’aura mistica che mi aveva fatto tanto amare la band. A questo punto, vista la natura camaleontica del gruppo, non posso far altro che aspettare il nuovo album, e sono sicuro che non tarderanno a comporlo, sperando che mi riservi le stesse sorprese del precedente lavoro in studio. Per ora un pizzico di delusione resta…
Recensione a cura di Roberto Alfieri

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