L'annuncio di una collaborazione tra due chitarristi simbolo di un intero movimento, tornati insieme con un proprio progetto per scrivere nuova musica, mi aveva messo sull'attenti, accendendo in me sensazioni contrastanti. Sicuramente la curiosità stava a livelli altissimi.
La mia parte razionale consigliava di approcciarmi a
Santan's Tomb con un po' di distacco e con la consapevolezza che dopo tanto tempo lontani dalle scene, sarebbe stato difficile uscirsene con qualcosa di davvero eccitante. Ma che ci vuoi fare? È la passione che comanda, sempre, ed io speravo vivamente che questi due scalmanati riuscissero a creare qualcosa degno del loro glorioso passato nelle fila dei
Mercyful Fate.
Oggi è finalmente uscito questo EP e, purtroppo, devo ammettere che la maledetta parte razionale aveva ragione.
I quattro pezzi contenuti in questo dischetto tracciano la via, danno un'indicazione di quello che
Dnenner e
Shermann stanno preparando per l'inizio del prossimo anno, per quel full lenght lungamente atteso. il problema che queste indicazioni non sono affatto chiare, o meglio, sono i musicisti a non aver le idee abbastanza precise su dove andare. In queste canzoni c'è un po' di classic metal, un po' di ritmiche thrash di quello degli
Artillery di
By Inheritance, un po' di US metal, sprazzi power... Non solo non è il suono che mi sarei aspettato da loro, c'è anche un problema con il cantato. Non fraintendete,
Sean Peck ha veramente un'ugola d'acciaio, è un ottimo screamer che ricorda molto
Ripper, ma lo preferisco nei
Cage (più veloci e powerosi). Con questi due vecchi manici, vista la loro abilità nel creare certe melodie, certe strutture, dietro al microfono avrei preferito... che so, un
Mats Leven, se non un inarrivabile
Rob Lowe, non per fare qualcosa di doom ma una proposta più "rotonda/epica/mistica". In una parola: caratterizzata. Queste canzoni invece mi sanno di poco e si perdono nel mucchio, anche perché (come detto) non hanno una direzione. Momenti interessanti e molto piacevoli ce ne sono e i nostri due eroi sanno sempre suonare da dio e la calasse non si discute assolutamente ma... sono, appunto, momenti. Come ultima nota negativa di questo EP, c'è da segnalare un sono della cassa della batteria secco, distaccato e fastidioso.
Penso che il full length non cambierà molto le carte, magari con più tracce a disposizione sarà più semplice capire dove vogliono andare. Presto lo scopriremo. Per ora, bentornati!
Ringrazio pubblicamente i colleghi
Sergio Rapetti per la grande pazienza e
Rob Alfieri per il confronto.
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