Copertina 7

Info

Anno di uscita:2005
Durata:49 min.
Etichetta:MTM
Distribuzione:Frontiers

Tracklist

  1. THE BEAST INSIDE
  2. RIOT ON THE 5TH FLOOR
  3. ONLY DREAMING
  4. NUMBER 1
  5. TAKES SOME TIME
  6. HEART IS AN EMPTY SPACE
  7. A WORLD WITHOUT YOU
  8. TAKE ME OVER THE EDGE
  9. BIRD ON THE WIRE
  10. HARD TO CHOOSE
  11. DIXIE TOOT

Line up

  • Martie Peters: vocals
  • Jesper Werner: drums
  • Martin Slott: guitar
  • Anthony Lledo: guitars, keyboards, bass
  • Renè Shades: guitars
  • Christian Thiesen: guitar, bass
  • Morten Wittrock: piano
  • Bent Jørgensen: bass

Voto medio utenti

Martie Peters è stato per circa un decennio il leader di una band di hard rock melodico denominata Push, scioltasi nel 2003 dopo 4 dischi e un discreto seguito.
Il singer danese si ripresenta, oggi, sotto il monicker M.P.G., con una sorta di reincarnazione di quell’esperienza, circondandosi d’amici di vecchia data ed ex componenti della band appena citata e proponendosi con questo dischetto d’esordio dalle coordinate musicali ancora una volta rivolte all’amato melodic rock.
Ad ulteriore conferma dello stretto legame con i Push, nel nuovo cd vengono riproposte due songs appartenenti a quel repertorio, “Only dreaming” e “Heart is an empty space”, entrambe tratte da “4 The love of the game” del 2002 (loro “canto del cigno”), le quali, a causa di una produzione inadeguata, non avevano avuto, in quell’occasione, il giusto risalto.
Il bel guitar riff potente, che si stempera in un’ambientazione fatta di delicate armonie vocali, presente in “The best inside” (track già inclusa nel decimo volume della compilation showcase della MTM Music), ci conduce nell’universo musicale creato da Martie, fatto d’energia e raffinatezza e quello che lascia abbastanza stupefatti è la somiglianza tra la sua voce e quella dell'ex White Lion Mike Tramp, così come sono abbastanza evidenti alcune analogie generali tra le due bands (ma bisogna anche dire che le similitudini vocali incrementano di parecchio quest’impressione, tenendo comunque conto degli assimilabili ambiti stilistici).
Normalmente, questi atti di “proto-clonazione” non vengono molto apprezzati da chi li subisce, ma, all’apparenza, questo non è uno di quei casi, poiché, curiosamente, il buon Tramp ha addirittura voluto Peters come sussidio alle backing vocals in alcuni dei suoi lavori da solista, riconoscendo la bravura e la competenza del suo “discepolo”.
Il riferimento principale, come si diceva, sono quindi i White Lion, ma è altresì evidente che i pur bravi chitarristi che prestano i loro servigi in questo platter non raggiungono assolutamente l’eccellenza del fraseggio “vanhalenesque” del grande Vito Bratta, che con Tramp ha condiviso la primaria responsabilità del caratteristico e magistrale suono del Leone Bianco.
Continuando nell’analisi delle canzoni del dischetto, “Riot on the 5th floor” è un buon up-tempo di commercial-metal e l’incalzante “Only dreaming” (grande prova vocale e buon guitar work) effettivamente è una canzone di un valore tale che il suo ripescaggio appare giustificato, così come le stesse virtù sono ascrivibili anche a “Heart is an empty space”, con il suo incedere ammaliante.
“Number 1” riporta la mente all’arena-rock degli anni ’80, mentre “Takes some time” è un’intensa ballad pianistica ed acustica in cui Martie riesce ancora una volta ad emozionare, con ispirate e armoniose modulazioni vocali.
“A world without you” Vi catturerà immediatamente con il suo ritornello catchy ed un appeal di rilievo assoluto.
Con “Take me over the edge” aumenta nuovamente il tasso energetico, con la bella “Bird on the wire” si toccano territori vicini all’A.O.R. e dopo “Hard to choose” non male, ma tutto sommato trascurabile, si giunge alla sorprendente “Dixie toot” riuscitissima cover del duo Rod Stewart–Ron Wood, che dimostra la versatilità e la duttilità dell’ugola del nostro, in grado di affrontare agevolmente anche la materia rock-blues, nonostante una timbrica abbastanza distante dai connotati tipici del genere.
Il gruppo sostiene il suo front-man in maniera alquanto appropriata e plauso particolare è da riservare al polistrumentista Anthony Lledo e al chitarrista Martin Slott, autori con Peters della maggioranza delle tracce di quest’album, con Anthony che supporta il suo cantante anche nel ruolo di produttore, conferendo al disco (anche grazie al mixing di Tommy Hansen) una limpida resa sonora.
“Martie Peters Group” non è (ovviamente) “Pride”, non c’è un brano accostabile alla magnificenza di “Lady of the valley” o un’altra “When the children cry”, ma forse sarebbe stato chiedere troppo … in questo caso siamo di fronte ad un ottimo prodotto certamente interessante, che in ogni caso potrà essere degno d’attenzione, oltre che da parte dei sostenitori dei White Lion (che potranno essere trasportati per un istante “… to the days when we were kids … “ quando “… we stood young and strong …”, senza che “… it seems so long ago…”) anche da tutti i fans delle sonorità rock rivestite da seducente apporto di melodia.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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