Copertina 5

Info

Anno di uscita:2005
Durata:50 min.
Etichetta:Continental Entertainment
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. REVERSE
  2. TRANSIENCE
  3. SINGULARITY
  4. ATMAN PROJECT
  5. BREAK AWAY
  6. AGAINST MY EVIL
  7. BENEATH DESIRE
  8. DE ANIMATION
  9. SELF DEAD
  10. LEECH
  11. TO PIECES

Line up

  • Todd Brashar: vocals, guitars
  • Les Huber: guitars, vocals
  • Derick Richards: bass
  • Chris Huber: drums

Voto medio utenti

Non avete alcun bisogno di questo disco. Non ne avete alcuno se quello che cercate dalla musica è originalità a tutti i costi e siete sempre pronti a criticare tutto e tutti.
In effetti, in questo “Enigmatic Existence” degli americani Kryoburn, ci sarebbe molto da criticare sotto il punto di vista dell’originalità, non foss’altro perché qua si rischia il plagio, se non addirittura la fotocopia, di tutto quello che significa, o può voler significare, l’accostamento di tre paroline quali “cyber thrash metal”. Coinvolti in questo plagio sono soprattutto i Fear Factory, vuoi per la produzione, opera di Eddy Garcia dei Pissing Razors, vuoi proprio per il modo di suonare, che si rifà principalmente ad “Archetype” di cui vengono riproposte alcune soluzioni melodiche, senza che, ed è inutile che ve lo dica, la band possa fregiarsi della stessa classe e cattiveria della band di Burton C. Bell.
Ma in realtà i riferimenti, molto sottili a volte, coinvolgono anche Strapping Young Lad e Meshuggah, e ci si ritrova a prestare orecchio ad eventuali somiglianze, perdendosi così in un giuoco sottilmente perverso.
Ora non mi va di sparare a zero su un disco che, messa da parte la sua estrema derivatività, è comunque suonato e prodotto bene, e che a dirla tutta mi piace un bel po’. Non vale nemmeno mettermi a disaminare le singole canzoni, perché nel caso dei Kryoburn basta davvero l‘etichetta che vi ho dato e i riferimenti che vi ho citato. Quello che forse ha in più questo disco sono certe atmosfere frutto di tastiere che talvolta sfociano nel dark metal.
In definitiva devo essere obiettivo e dirvi che questo disco può essere trascurato perché se dovete spendere dei soldi, spendeteli pure per i maestri del genere, ma resta fermo il fatto che questo disco farà fatica ad uscire dal mio lettore e che mi ha dato molto più piacere dell’ultimo dei “Meshuggah”. A voi la palla.
Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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