Copertina 8

Info

Anno di uscita:2015
Durata:41 min.
Etichetta:Nuclear Blast
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. DELUSIONS OF SAVIOUR
  2. REPENTLESS
  3. TAKE CONTROL
  4. VICES
  5. CAST THE FIRST STONE
  6. WHEN THE STILLNESS COMES
  7. CHASING DEATH
  8. IMPLODE
  9. PIANO WIRE
  10. ATROCITY VENDOR
  11. YOU AGAINST YOU
  12. PRIDE IN PREJUDICE

Line up

  • Tom Araya: bass, vocals
  • Gary Holt: guitar
  • Kerry King: guitar
  • Paul Bostaph: drums

Voto medio utenti

Allora...cominciamo con una premessa, il primo che piazza le parole Iron e Maiden qui sotto nei commenti lo falcio. Perché percepisco da lontano qualche fenomeno che accosterà "Repentless" a "The Book quello là" e la differenza fra il rendimento di due band, che, a modo loro, hanno fatto la storia del Metal. I confronti sono una delle cose che mandano più in bestia il sottoscritto, tuttavia in rete, già da tempo (complice la diffusione illegale anticipata degli album), miriadi (li definirei orde, ma forse i barbari o gli orchi sono/sarebbero provvisti di maggior intelletto) di critici musicali improvvisati stanno mostrando le loro doti accostando le carriere degli Slayer e degli Iron Maiden, con i rispettivi alti ed i bassi, e viene fuori che i thrasher son morti perché mancano Hannemann e Lombardo, mentre gli inglesi sono ancora in auge ed hanno sfornato un disco avvicinabile a "Seventh Son" (?!) (quando probabilmente il fantasma del Natale futuro gli aveva già mostrato la lapide ai tempi di "The Final Frontier").

Qui si parla di Slayer e di Slayer soltanto, una band che assieme a Testament ed Exodus (questi ultimi autori di un ultimo full-length eccezionale e, per piacere, non tiriamo fuori Metallica e Megadeth) riescono ancora a tirar fuori qualcosa che è pienamente definibile come Thrash Metal. È vero, lo ammetto, al gruppo in oggetto di recensione ed ai sovracitati Testament il sottoscritto deve molto, perché oramai un bel po' di anni fa, in quella sordida aula di terza media, dopo gli inevitabili Metallica, sono state queste due formazioni a condurmi nella selva oscura del metallo più puro. Non si consentono in questo caso però estemporanee valutazioni da fanboy o qualsivoglia analisi che comprenda un giudizio troppo soggettivo. Qui si parla di thrash metal, di vero thrash metal, di qualcosa che manca oltremisura nell'ingarbugliato panorama metal attuale.

Come avrete notato tutti, molti pezzi sono stati diffusi in anteprima per invogliare i fans e sicuramente per creare molta attesa intorno all'album. In redazione se n'è parlato molto e l'aspettativa era senza alcun dubbio molto alta. Dei brani lanciati in anticipo probabilmente "When the Stillness Comes" è stato quello accolto più tiepidamente: un pezzo eterogeneo, un brandello di carne che sembra quasi non appartenere agli Slayer, forse questo è anche un bene, ma i gusti del pubblico (fra truemetallers, fanboy, ecc.) sono difficili da soddisfare pienamente senza offendere qualcuno. All'uscita della title-track "Repentless", mi sono quasi convinto che il disco potesse essere un capolavoro, forse l'album dell'anno, bellissima sensazione che mi aveva già pervaso in occasione della diffusione di "Implode". Quei riff, quella potenza sprigionata, quel drumming spietato di un mostruoso Paul Bostaph (probabilmente il più in palla dei quattro) e quel perfetto inserimento del monumentale Gary Holt (che ricordiamo aver contribuito solamente con i devastanti assHoli), gli Slayer son tornati, non ce n'è per nessuno.

Da dove si riconosce un bel disco, direte voi...Beh, io sono sempre stato del parere che i primi attimi (o forse minuti, ma credo sia già troppo tempo) siano fondamentali nella scelta, nel riconoscimento di un'opera d'arte e "Delusions of Saviour" era quello che aspettavo da anni. Un paradossale balzo indietro negli anni d'oro, ai fasti del Thrash, e l'idea di farvi seguire un pezzo come "Repentless" è azzeccatissima. La stessa "Take Control" è un assalto senza sosta, con ancora una volta un Bostaph clamoroso e con i due axeman che dispensano violenza spietatamente. Il riffing della successiva "Vices" è poi una vera e propria goduria e l'assedio del drumming quasi rincuora: sì, è metal, quello vero. "Cast the First Stone" (Giovanni, 8,7, se qualcuno fosse interessato alla citazione) è anch'essa soddisfacente, soprattutto nella parte finale, arrembante, che si interrompe bruscamente e lascia spazio alla già citata "When the Stillness Comes". È divertente pensare come sia uscita questa traccia, distaccata dal resto dell'album, una domanda che farei di sicuro agli Slayer. "Chasing Death" e l'ampiamente anticipata "Implode" somministrano un'altra bella dose di brutalità, mentre "Piano Wire" rallenta leggermente ma senza ammorbidire. "Atrocity Vendor" è breve ma incisiva, minuti lasciati invece a "You Against You" ed alla decadente "Pride in Prejudice" (no, Jane Austen non c'entra).

Al termine di "Repentless" posso dirmi soddisfatto e non aspettavo che gli Slayer potessero rilasciare ancora un disco così tagliente. Una quarantina di minuti nel thrash e nel metal senza fronzoli, paillette e lustrini, solo ed esclusivamente rabbia e potenza.

PS: Ai fanboy maideniani che osano avventurarsi a leggere questa recensione con la croce sulle spalle, posso dire: il disco dei Maiden vale il doppio di quello degli Slayer, in durata... (giusto così per dissuadervi)

"Repentless"

Recensione a cura di Stefano Giorgianni

Ultime opinioni dei lettori

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 23 ott 2015 alle 10:29

Concordo con il voto attribuito da Stefano, questo disco sta sotto solo ai primi 5 storici album e spazza via tutto da "Divine Intervention" in poi! Non avrei mai pensato che gli Slayer potessero ancora comporre un disco del genere dopo tutto questo tempo. Anche se adoro Dave Lombardo, qui Paul Bostaph è davvero mostruoso.

Inserito il 19 set 2015 alle 17:56

pezzi come take control e you against you son veramente dei classici . quelli che ai primi impatti avevo classificato come passaggi a vuoto tipo piano wire e chasing Death si rivelano degli ottimi pezzi con richiami a seasons/South in chasing veramente che non m'aspettavo. ottima anche se del 2010 atrocity vendor , mi trovo d'accordo con 7.5/8 veramente un ottimo album il migliore dai tempi di diabolus (quasi) alla pari con god hates us all.

Inserito il 14 set 2015 alle 10:52

disco oscuro e malvagio oltre ogni previsione. ho trovato particolarmente interessanti le variazioni di tempi e umori che rendono il disco molto più godibile. chi pensava che gli slayer fossero morti è servito! certo che anche a me piacerebbe vedere l'impatto di holt in fase compositiva. credo ne vedremmo delle belle.

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