Copertina 6,5

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2015
Durata:67 min.
Etichetta:Massacre Records
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. ULTIMA RATIO REGIS
  2. DAS GROßE GERICHT
  3. INFERNO
  4. WN62
  5. VERLOREN
  6. KöNIG DER HENKER
  7. PAWLOWS HAUS
  8. IMPERIUM
  9. EIN STURM WIRD KOMMEN
  10. SOWEIT DIE FüßE TRAGEN
  11. BONUS - DEATH UNDER MOONLIGHT (LIVE)
  12. BONUS - DER FäHRMANN (LIVE - UNPLUGGED)
  13. BONUS - MAIKäFER FLIEG (LIVE - UNPLUGGED)

Line up

  • Hanjo Papst: bass
  • Alex Kopp: guitars
  • Steffen Adolf: drums
  • Ralf Klein: guitars
  • Oliver Hippauf: vocals

Voto medio utenti

I Macbeth: intanto, uno dei monicker più inflazionati del globo terracqueo. Poi, una storia alle spalle da brividi: nati e cresciuti in Germania Est, e lì banditi e perseguitati dalla Stasi. Due suicidi nella formazione originale. Poi, dopo la caduta del muro, i superstiti ci credono ancora, si riformano, mettono in piedi band e brani, e cominciano, dal 2006, una nuova vita, che li porta oggi al loro quarto capitolo in studio.

"Imperium" è il disco heavy metal tedesco per eccellenza: spinta, chitarre grosse e batteria inarrestabile, di base un heavy veloce che tocca il thrash ("Inferno"), rallenta e si appesantisce ("Verloren"), si fa marziale ("König Der Henker"), il tutto cantato in tedesco e suonato con quell'attitudine lì, quella nostalgica e simbolica presa di posizione del "tutto o niente".

Intransigenti e legati al metal in maniera viscerale, com'è cultura in una certa Germania, i Macbeth sono l'emblema di come gli anni e le generazioni trasformino un metallaro da un ribelle ad una sorta di "caso di studio". Poche, molto poche, sono le formazioni oggi che non si piegano al business, che se ne fottono del look e della promozione, che preferiscono restare in una nicchia, se in quella nicchia ci sono estimatori fedeli ed appassionati, che sanno dare ai Macbeth ciò che loro più anelano: riconoscimento. Rispetto. Fratellanza. Esemplificativo di tutto ciò un brano come "Pawlows Haus": aperto da un campionamento di una marcia militare tedesca, per poi partire a seimila all'ora, cantato con una tale rabbia e con parole così cariche di risentimento verso quei gerarchi che hanno fatto i loro porci comodi sulla pelle della gente comune, che vengono davvero i brividi. Musicalmente parlando, l'album è piacevole, cattivo e ben bilanciato, senza far gridare al miracolo per esecuzione o inventiva, ma vi ripeto, qui ci sento realmente molto altro.

Dalla DDR al carcere al camposanto, fino a ritornare su un palco. Beccatevi sta botta di puro orgoglio teutonico.

Recensione a cura di Pippo ′Sbranf′ Marino

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