Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2005
Durata:48 min.
Etichetta:Record And Play

Tracklist

  1. SIEGE OF FEAR
  2. FUCK ALL
  3. HUMAN CREATURES
  4. SOUL GET OUT
  5. CONFUSED
  6. CROW SONG
  7. MURDERER
  8. RADICAL SHIT
  9. ROOTS BLOODY ROOTS (LIVE)

Line up

  • Domi Weber: vocals, guitars
  • Tin Rotlisberger: guitars
  • Reto D'Amelio: bass
  • Simi Ruegger: drums

Voto medio utenti

Prendete quattro brutti ceffi, e quando dico brutti intendo proprio brutti, trucidi e pure cattivi, rivestiteli di un’attitudine genuinamente ignorante e grezza fino al midollo, fategli ascoltare le vecchie cose di Sepultura e Kreator, e, signori e signori, ecco a voi gli svizzeri Annulation.
Parliamoci chiaro sin da subito, qui non troverete nulla che sia nuovo, troverete solo gli aspetti più fascinosi e deteriori degli anni ’80, quindi un vocalist sgraziato, una manciata di canzoni dalla ritmica potente e con un riffing dal fraseggio granitico, qualche assolo tipicamente eigthies, lyrics elementari e puerili, e tanta, ma proprio tanta, “ignoranza”.
Il risultato mi convince e mi affascina allo stesso tempo, perché la sensazione che si ha è che questi Annulation siano spontanei e non stiano attuando nessuna forma di tributo a chicchessia, in poche parole ci sono, non ci fanno.
Ed è facile dedurlo da songs come “Soul Get Out” dove spunta fuori un berimbau, notorio strumento tribale brasiliano, per una song che sembra sputata fuori direttamente da “Chaos A.D.” o da “Roots”, fatte le debite proporzioni. Il risultato è un po’ come se i brasiliani si mettessero a cantare i cori jodel nelle loro canzoni. Pensate che come bonus track la band offre una versione dal vivo, potentissima e grezzissima, di “Roots Bloody Roots”, se ancora non fossero chiare le “radici” della band.
Oggettivamente questo disco non andrebbe consigliato a nessuno, ma io vi ho trovato più di un motivo di gradimento, il che ha evitato alla band un 3 o un 4. Quando si ha tra le mani un tal monumento al grezzume e all’ignoranza musicale, è un peccato lasciarselo scappare. Quindi se amate le sonorità sopra descritte, questo “Human Cretures” sarà un bel tuffo nel passato.
Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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