Copertina 8,5

Info

Anno di uscita:2005
Durata:75 min.
Etichetta:Grau
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. THE APOCALYPSE MACHINE
  2. ELEMENTAL NAUSEA
  3. THE CRASHING WAVE
  4. NOTHING (THE MARCH OF DEATH)
  5. YET EVERYTHING

Line up

  • Darren: vocals
  • Brian: guitars
  • Frank: guitars, vocals
  • Adrian: bass
  • Tim: drums

Voto medio utenti

A quasi due anni di distanza da quel "The Sullen Sulcus" che tanto mi aveva colpito, ritornano sulla scena gli irlandesi Mourning Beloveth con un nuovo album che li consacrerà definitivamente alla testa del movimento doom/death europeo. O almeno, per me "A Murderous Circus" è già diventato un classico. La sua rassegnata disperazione, la disperata malinconia che possiamo respirare attraverso settantacinque minuti di pura angoscia, sono sensazioni incredibili, e che nessun altro tipo di musica è in grado di trasmettere. Tuttavia, non c'è rassegnazione nella dinamica delle composizioni, che non vengono lasciate scivolare via senza un minimo di direzione. Anzi, rispetto al precedente tentativo, "A Murderous Circus" possiede un'anima più corposa grazie ad un paio di accorgimenti che hanno reso il sound dei Mourning Beloveth molto più incisivo che in passato. Innanzitutto il grande lavoro delle chitarre, che non si adagiano mai sui canoni compositivi del classico doom: Brian e Frank hanno lavorato soprattutto sulla pesantezza, creando riff che pesano come macigni e ricordano spesso il metal più classico, grazie al suono massiccio ma mai eccessivo. Secondariamente, grazie al netto miglioramento di Darren dietro al microfono, che ha reso il suo growling nettamente più disperato, interpretandolo in maniera atipica rispetto al contesto del genere. Non mancano poi dei bellissimi interventi della voce pulita di Frank tutti irlandesi, visto che un tentativo simile finora l'ho notato solamente sul fresco capolavoro dei Primordial. Sarebbe inutile fare un track-by-track di pezzi che durano in media una dozzina di minuti, e che incorporano al loro interno sensazioni che dall'inizio alla fine possono anche essere completamente diverse. L'importante è che i Mourning Beloveth siano riusciti a trovare un loro equilibrio, continuando a staccarsi progressivamente da quella che era l'influenza degli Anathema (ancora evidente su "Elemental Nausea"), ma soprattutto dimostrando ancora una volta di essere in grado di raccontare in maniera eccellente i dolori della vita. L'essenza della vita stessa.
Recensione a cura di Alessandro 'Ripe' Riperi

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