Copertina 6,5

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2015
Durata:36 min.
Etichetta:Indipendent

Tracklist

  1. INTRO/THE GATES OF HELL (IN THE DEEPEST DARK ABYSS)
  2. OTZUNI (THE BLACK CITY IN APULIA)
  3. THE OLD PATH OF WATER (WHERE YOU ROT SLOWLY)
  4. THE VERRIN’S SOURCE (ON MOUNT FIELD)
  5. MOUETTES A MIDI SUR LA MER ADRIATIQUE
  6. OUTRO N.2

Line up

  • Vittorio Sabelli 'Eurynomos': guitars, bass, vocals (clean), piano, saxophone, clarinet, keyboards, drum programming
  • Buran: vocals

Voto medio utenti

Il secondo volume del progetto dei molisani Dawn of a Dark Age dedicato ai sei elementi ha per oggetto l'acqua.
Un elemento fluido dunque, come fluida, quasi liquida, risulta essere la musica di Vittorio “Eurynomos” Sabelli, polistrumentista mente del progetto, che in questa occasione da modo al suo backgroud jazz/classico di venire fuori in maniera molto più evidente di quanto fosse successo nel capitolo precedente.
"The Six Elements, Vol.2 Water" è, infatti, un album molto più "avantguardisco" rispetto al suo predecessore ed unisce alle sfuriate black metal soluzioni "sbilenche" nelle quali il sax ed il clarinetto duettano, in modo direi schizofrenico, con gli strumenti tradizionali conferendo al lavoro un sapore quasi da improvvisazione ed un taglio dai forti connotati folkloristici, al quale concorre il violino dell'ospite P-Kast, che, qui e la, mi hanno fatto pensare ai primi In the Woods.
Appare evidente, per quanto finora detto, l'intenzione del gruppo di risultare originale: intenzione che a volte viene sorretta da idee di valore, penso all'ottimo riffing della titletrack o alle magnifiche atmosfere del brano strumentale che chiude il lavoro, altre volte si perde in soluzioni che danno la sensazione di essere forzate e poco spontanee, come se i Dawn of a Dark Age volessero essere diversi a tutti costi, perdendo di vista l'obiettivo canzone che invece dovrebbero tenere bene a mente.
Al di là di questi difetti, l'album è comunque un buonissimo lavoro, con una produzione migliore del passato, capace di emozionare soprattutto quando i nostri mettono da parte le velleità sperimentali e si lanciano nel ghiaccio del black metal che, questa volta, è la caratteristica migliore dell'album, di fianco al già ricordato taglio folk che caratterizza le composizioni.
I Dawn of a Dark Age, in conclusione, confermano di essere un progetto molto interessante che sembra essere in costante crescita e dal quale, dunque, mi aspetto ulteriori progressi per il futuro.
Recensione a cura di Beppe 'dopecity' Caldarone

Ultime opinioni dei lettori

Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?

Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 18 feb 2022 alle 18:29

E come al solito Dopecity ci ha preso perché dopo questo è stata un'ascesa continua.

Queste informazioni possono essere state inserite da utenti in maniera non controllata. Lo staff di Metal.it non si assume alcuna responsabilità riguardante la loro validità o correttezza.