Secret Sphere - A Time Never Come - 2015 Edition

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Info

Genere:Power Metal
Anno di uscita:2015
Durata:57 min.
Etichetta:Scarlet Records
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. GATE OF WISDOM
  2. LEGEND
  3. UNDER THE FLAG OF MARY READ
  4. THE BRAVE
  5. EMOTIONS
  6. OBLIVION
  7. LADY OF SILENCE
  8. THE MYSTERY OF LOVE
  9. PAGANINI'S NIGHTMARE
  10. HAMELIN
  11. ASCENSION
  12. DR. FAUSTUS

Line up

  • Michele Luppi: vocals
  • Aldo Lonobile: all lead, rhythm and acoustic guitars
  • Marco Pastorino: rhythm guitar
  • Andrea Buratto: bass
  • Gabriele Ciaccia: keyboards & pianos
  • Marco Lazzarini: drums

Voto medio utenti

Dopo anni di “invidia/odio” musicale verso i giapponesi a causa delle bonus track contenute nei loro cd, questa volta le cose cambiano drasticamente. Per merito dell'etichetta nipponica dei Secret Sphere possiamo apprezzare questo lavoro, in principio destinato al solo mercato del sol levante. L'idea è nata in Giappone, ma l'occasione è stata talmente propizia che la Scarlet Records non se l'è fatta scappare ed ecco qui un album “quasi” nuovo per il sestetto.
Siamo di fronte ad un lavoro che ai suoi tempi lasciò il segno sia nella discografia della band alessandrina, che nel cuore dei fan del power metal tricolore. In effetti, insieme a pochi altri “eletti”, “A Time Never Come” viene considerato come una pietra miliare di questo genere. Com’è normale che sia, i suoni vengono ammodernati, rinfrescati e per quanto possibile migliorati.
L'intro “Gate of Wisdom” ci introduce alla prima canzone, “Legend”, che pur non discostandosi molto dalla versione originale (grazie al cantato più in linea per il genere musicale) fa subito presa.
Qualche cosa sparisce, come il sax in “Emotions” e qualcosa si aggiunge, come una presenza più marcata della voce, sia in primo piano che nei cori, ed una serie di orchestrazioni decisamente più cupe (soprattutto in canzoni come “Dr. Faustus” ed “Oblivion”).
L'apice si raggiunge con “The Mystery Of Love”, assolutamente splendida in questa versione, addirittura migliore dell'originale. In ogni canzone si possono cogliere diverse sfaccettature, che pur senza perdere il filo conduttore hanno il potere di rendere i vari brani quasi come nuove composizioni, anziché copie rielaborate. Nulla da eccepire al lavoro fatto nel 2001 da una band di tutto rispetto, ma oggi ci troviamo di fronte ad una band collaudata dove i membri in line-up sono quanto di meglio si trovi nel panorama power (e non solo). Pennazzato è uno dei migliori drummer in circolazione (alla sua ultima esibizione dietro le pelli con questa band), Agate è ancora presente, ma solo dietro le quinte, con una maggiore esperienza alla quale attingere. Pastorino sostituisce più che degnamente il predecessore Paco, aggiungendo una voce di prim'ordine ai cori, ma è con Luppi che si fa sempre un passo avanti e questo è accaduto praticamente a tutte le band in cui ha militato. Praticamente perfetto per queste sonorità, prende in mano le canzoni insieme ad Aldo, rispolverando, arrangiando e modellando le composizioni per far risplendere ancora una volta questo mitico cd.
Della serie: non si toccano i “capolavori”, ed invece...L’ultimo cameo è costituito dalla rielaborazione della copertina, con una di splendida fattura ricca di significati, che di certo non passerà inosservata sugli scaffali.
Recensione a cura di Andrea Lami

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 14 giu 2015 alle 09:36

con tutto il bene possibile per il grande Luppi, nostro grandissimo vocalist, ma è innanzitutto la sua prova ad inficiare questa riedizione, in quanto l'espressività ed il carisma di R.Messina sono lontani anni luce, e anche i nuovi arrangiamenti non restituiscono la magia del disco originale del 2001. Poi continuo a chiedermi, a proposito di edizioni giapponesi, perchè non hanno inserito la stuoenda "Lost land of the lyonesse", presente originariamente proprio sull'edizione giapponese della prima release.

Inserito il 04 giu 2015 alle 09:05

Assolutamente d'accordo con Oracle Sun, quello del 2001 era un disco all'epoca immenso coraggioso ed innovativo, che ha dato uno scossone al Power-Prog di quel periodo. Ora Michele Luppi non si discute, artista immenso, e tecnicamente molto più valido del Buon Messina. Ma nel disco sembra più interpretare che sentire realmente le canzoni. Ad esempio la stupenda Lady of Silence, quella cantata da Messina trasmette molto di più a livello di empatia (provate a sentirle entrambe) anche se ovviamente la prova di Luppi è stratosferica. Per me il disco del 2001 era da 10 assoluto, questa riedizione è da 8 tondo tondo (altrimenti toglieremo merito a quella che è stata una vera e propria pietra miliare del nostro paese)

Inserito il 04 giu 2015 alle 02:01

Io da inguaribile nostalgico continuo a preferire il disco originale a questa valida riedizione perché troppe furono le emozioni che mi regalò all'epoca della sua uscita....e poi la voce di Messina nei primi due album faceva davvero venire la pelle d'oca.

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