Copertina 7

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2015
Durata:62 min.
Etichetta:Satanath Records

Tracklist

  1. THE QUANTUM RAPTURE
  2. IN THE WOMB OF CHAOS
  3. PORTAL TO THE ONEIRIC
  4. THE ARRIVAL OF SATURN
  5. SUSPENDED OVER THE ABYSS
  6. EVOKING A DEAD SUN
  7. SULPHUR
  8. NEUX EX MACHINA
  9. THE FIRST INCARNATION
  10. A BALANCE OF OPPOSITES
  11. EMERALD VISION
  12. RED PULVIS SOLARIS
  13. ENANTIODROMIA

Line up

  • Erick Mejia: drums
  • Federico Gutierrez: guitars
  • Esteban Sancho: guitars
  • Carlos Venegas: bass
  • Felipe Tencio: vocals

Voto medio utenti

La calda e splendida Costa Rica nasconde dei segreti. Questa nazione baciata dal sole, bagnata dal Mar dei Caraibi, pregna di una rigogliosa natura, classificata al primo posto per la felicità media della popolazione (ora basta sennò mi chiamate Licia Colò), ha una parte oscura e malevola, un giardino della morte: Corpse Garden.

In questo luogo buio, quattro cadaveri animati dalla forza del death metal, si sbattono per creare un'energia malvagia che contrasta in maniera totale con quanto c'è di bello attorno a loro. Non siamo alla sagra del folklore, ma al cospetto di una band da rispettare dotata di ottime capacità strumentali che riesce a condensare egregiamente attraverso un songwriting attento e bilanciato. La musica dei Corpse Garden è un death metal abbastanza classico, pregno di una buona dose di oscurità ed oppressione, una spruzzata di melodia ed un forte, fortissimo groove. Il livello tecnico della band è alto ma mai autoreferenziale e riesce spesso a costruire ottimi riff. Superbo è il supporto ritmico ed il lavoro di Carlos Venegas con il basso fretless, sempre in primo piano, con una prestazione da applausi ma, anche qui, evitando di prendersi tutta la scena con arroganza (come direbbe Arrighe) ma caratterizzando efficacemente il sound in maniera marcata. I pezzi sono intervallati da brevi stacchi strumentali atmosferici e suggestivi, anche se l'inizio di alcuni brani è simile (tra blast beat sparati e soluzioni che ritornano), con lo scorrere dei secondi le canzoni acquistano personalità e si sviluppano mostrando carattere.

Il piatto è ricco (oppure la coppa è rica -ok, uccidetemi-) perfino troppo a volte, nel senso che l'ora abbondante di Entheogen richiede una buona costanza, tra tracce impegnative (come i 7,30 minuti di Evoking a Dead Sun) e ambientazioni che rimangono sempre oscure e tetre, non proprio un ascolto spensierato. Ma, alla fine, il senso si soddisfazione e la piacevolezza d'ascolto vincono e nei giorni successivi la voglia di premere play rimane viva. Bella scoperta.

Recensione a cura di Francesco Frank Gozzi

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