Copertina 8

Info

Anno di uscita:2015
Durata:42 min.
Etichetta:Old Mill Records

Tracklist

  1. NON È PIÙ TEMPO
  2. NON LO SO
  3. CONTA FINO A 3
  4. NERO CENERE
  5. CRAZY
  6. SINCERAMENTE
  7. VADO A MALE
  8. I REMEMBER
  9. KNOW HOW TO WAIT
  10. PIÙ DI IERI
  11. PERCORSO OBBLIGATORIO

Line up

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Una premessa, mai come in questo caso doverosa: il disco che va per essere recensito, con il metal, non c'entra nulla. Se quindi vi avvicinate al suo ascolto o anche solo a questa recensione, lo fate perchè riconoscete in Roberto Tiranti uno dei principali artefici dell'esplosione del metal tricolore su scala mondiale dando la voce, con i Labyrinth, ad un autentico caposaldo del genere come "Return to Heaven Denied", perchè siete dei cultori del bel canto e degli amanti del virtuosismo vocale o semplicemente perchè siete sufficientemente di larghe vedute per poter digerire senza digrignare i denti, un disco privo di rullate forsennate, di cavalcate chitarristiche e di deliranti screaming.

E comunque, seconda premessa indispensabile per prevenire scontate e semplicistiche illazioni, "no, Roberto Tiranti non si è venduto al commerciale". Perchè se è vero che in "Sapere Aspettare" non c'è traccia del metal più "ostico", è altrettanto vero che non ci sono concessioni al pop più commerciale nè al rock da classifica. Il debutto solista di questo "ragazzino" di 41 anni, giunto dopo due Festival di Sanremo con gli storici New Trolls, dopo tour in tutto il mondo con i Labyrinth, dopo tonnellate di collaborazioni delle più svariate estrazioni stilistiche si presenta come un lavoro multiforme, elegante, per niente immediato, destinato a accompagnare l'ascoltatore a perdersi tra mille atmosfere e altrettante suggestioni.

"Sapere Aspettare" danza sinuoso tra pezzi rock elettrici e brani in acustico, andando via via contaminandosi con il prog, il pop, il soul, il jazz, il tango, con la meravigliosa voce di Roberto a fare da trait d'union tra brani tanto diversi tra di loro ma ugualmente figli dello stesso padre. Che qui li coccola, li accarezza, li suona nella loro interezza (chitarre acustiche, elettriche, basso, ukulele) affidandosi a special guest d'eccezione (Stef Burns, Aldo De Scalzi, Irene Fornaciari, Mattia Stancioiu e Marco Barusso) giusto per dare un tocco in più a pezzi destinati comunque a funzionare egregiamente. L'apertura è affidata a "Non è più tempo", un potenziale singolo composto con lo spettro dei Police sulle spalle, destinato a crescere ascolto dopo ascolto ed in possesso di un refrain irresistibile quello sì, destinato a fare sfracelli sin dal primo ascolto.

Si cambia però subito registro con la successiva "Non lo so", brano caldo come un tramonto sul Mediterraneo, con le percussioni che si accompagnano sinuose alla calda voce di Roberto che si rincorre con una dolce chitarra acustica destinata a sposarsi con un azzeccatissimo violino nello svolgersi del brano. Nuovo cambio di registro con "Conta fino a tre", brano con il quale si approda ad un pop di classe, elegante e, cosa più importante, mai scontato. "Nero Cenere" è forse il brano che più di ogni altro necessita di ripetuti ascolti per entrare in circolo, una poesia distesa su un tappeto jazzato di grande classe, tra rimandi al soul e percussioni dal vago sapore etnico a donare ancora più colore a questa incredibile tavolozza sonora. "Crazy" dei Gnarls Barkley è l'unica cover contenuta in questo lavoro, ed è un brivido dall'inizio alla fine. Roberto duetta qui con Irene Fornaciari, in un trionfo vocale clamoroso. Non c'è bisogno di tanti fronzoli...un basso appena accennato e due voci splendide che si fondono alla perfezione in uno dei picchi di questo lavoro. "Sinceramente" è il pezzo più noto essendo stato originariamente inciso nel 2004 e qui offerto in una versione rinfrescata, un brano diretto, in possesso di una bella melodia, sicuramente il più immediato e, perchè no? Commerciale del lotto. Il volto spiazzante dell'album è tutto in "Vado a Male", un pezzo pregno di quell'ironia tipica dell'ex cantante dei Labyrinth, giocato unicamente sulla sua incredibile voce che tratteggia un tango beffardo, che prima conquista e fa sorridere con la sua anima burlesca, quindi ammalia con la presa di coscienza del grande lavoro vocale qui svolto dall'artista.

"I Remember" si apre con un'intro di scuola classica che poco c'entra con il brano, una delicata ballata acustica con la quale Roberto accarezza l'ascoltatore emozionandolo con un pezzo tanto semplice quanto toccante, un ottimo episodio utile per tirare il fiato in vista del crescendo finale, che si apre con la stupenda "Know How To Wait", canzone che torna ad approdare nei territori del prog rock e che porta in dote in alcuni passaggi l'enorme bagaglio di esperienza accumulato negli anni da Roberto insieme ai New Trolls.
La chitarra di Stef Burns è una gemma che "spezza" il brano donandogli calore e un'irresistibile aura rock blues. "Più di Ieri" è classe pura, un pezzo dal soul latino che porta a galla l'anima cantautorale del cantante ligure, un pop delicato velato di malinconia destinato a crescere ascolto dopo ascolto.

La chiusura di questa corsa sull'ottovolante emozionale è affidata a "Percorso Obbligato", ovvero l'anima rock di Tiranti, un pezzo sornione, dallo svolgersi ruffiano sino all'esplosione in concomitanza con un chorus strappaorecchie.

Quindi il silenzio. I più oltranzisti a questo punto storceranno il naso perchè..."Sì...cioè...insomma...ma hai sentito il violino? E i tamburelli? Dai, "Moonlight" quella sì che spaccava!". Chi lo ha ascoltato perchè innamorato della vocalità di Tiranti si starà ancora ricomponendo, con gli occhi scintillanti e le orecchie tirate a lucido mentre tutti gli altri avranno già schiacciato "play" un'altra volta per rituffarsi in questo viaggio consapevoli che ogni volta non sarà mai come la precedente. E, concedetecelo per una volta, chi se ne frega se in "Sapere Aspettare" non c'è traccia del metal.

Con tutta la spazzatura che radio e TV ci propinano tra vecchie cariatidi riciclate, bambocci da talent e fenomeni da baraccone figli dei trend, un po' di sana e onesta musica ben composta, ben suonata, ben arrangiata e ben cantata non fa mai male anche perchè può piacere o meno, ma è indubbio che il disco che abbiamo tra le mani è un signor lavoro, figlio di un musicista di cui dovremmo tutti andare fieri.
Recensione a cura di Fabio Magliano

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 23 mar 2015 alle 16:25

L'opinione è rispettabilissima, molto facilmente chi ha apprezzato Tiranti con i Labyrinth si potrà trovare in questo lavoro. Personalmente non l'ho trovato banale e soprattutto non l'ho trovato commerciale. Non trovo il "singolone radiofonico" in questo disco e non ci trovo le soluzioni scontate di chi incide un disco tanto per vendere (vendere....). E' un lavoro che necessita di più ascolti per essere apprezzato a pieno e per mostrare tutte le sue sfumature. Sicuramente mostra un volto inedito di Tiranti, da scoprire per chi lo aveva conosciuto nelle vesti del cantante metal. Poi può piacere o meno, su questo non si discute, ma nel complesso sono convinto si tratti di un ottimo lavoro. Fabio Magliano

Inserito il 23 mar 2015 alle 14:33

Mah.....lo preferisco di granlunga nei Labirinth e nel merviglioso "Microsolco" dei Mangala Vallis. Qui ha cercato un operazione commerciale (anche se il buon Fabio dice di no) ? Non lo so, ma a parte qualche episodio buonino (guarda caso le canzoni cantate in inglese!) il resto è veramente banale. La sua voce non si mette in discussione ovvio, ma compositivamente non ci siamo. Le stesse canzoni non danno il giusto valore alla sua immensa voce.....ma questo è semplicemente il mio personalissimo parere.......

Inserito il 20 mar 2015 alle 15:51

Bellissima recensione! Sicuramente ottima musica come hai detto! Ascoltato, riascoltato e ancora riascoltato e ancora non mi ha stancato, anzi mi piace sempre di più! Sicuramente e aggiungerei purtroppo non diventerà mai un album di successo o conosciuto dal grande pubblico ma mi auguro che Roberto possa continuare la sua stupenda carriera!

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