Copertina 7

Info

Anno di uscita:2015
Durata:45 min.
Etichetta:Metal Blade Records
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. THIS SONG REMINDS ME OF YOU
  2. A HOLE
  3. BEG BORROW STEAL
  4. FOOL AROUND
  5. GET THAT GIRL
  6. HEAD HANGING LOW
  7. FORK IN THE ROAD
  8. LITTLE MOTOR SISTER
  9. PRETTY IN THE MORNING
  10. WHORE
  11. DOGHOUSE
  12. DEVIL WIND

Line up

  • Jim Wilson: vocals, guitars
  • Scott Ian: guitars
  • Joey Vera: bass
  • John Tempesta: drums
  • Pearl Aday: vocals

Voto medio utenti

Ma guarda un po’ cosa si va a inventare quella “simpatica canaglia” di Scott Ian … mette insieme una band quasi per scherzo (il progetto nasce durante i festeggiamenti per il suo cinquantesimo compleanno) e consegue contemporaneamente due importanti risultati: ricordare al mondo l’ottimo lavoro svolto da una formazione leggermente sottovalutata e dimostrare agli scettici che i “supergruppi” non sempre sono allestimenti da “laboratorio” voluti e organizzati da scaltri e avidi discografici.
I Motor Sister, formati dal chitarrista degli Anthrax, dalla sua mogliettina Pearl Aday (che è pure la figlia di Meat Loaf, per la cronaca), da John Tempesta (The Cult, Exodus, Testament, White Zombie, Helmet, …) e da Joey Vera (Armored Saint, Fates Warning), si prefiggono, infatti, di riscoprire il catalogo degli ormai defunti (fino a quando?) Mother Superior, noti soprattutto per aver sostenuto l’inossidabile Henry Rollins nelle sue torrenziali e rabbiose manifestazioni artistiche.
Il coinvolgimento attivo di Jim Wilson, che dei commemorati è stato agitatore fin dagli esordi, rappresenta una sorta di nobile imprimatur all’intera operazione, trasformata ben presto in questo “Ride", dodici frammenti di viscerale hard-rock blues prelevati dal ricco repertorio di una di quelle realtà musicali piuttosto stimate e tuttavia mai gratificate da un’affermazione su vasta scala.
Ebbene, unite attitudine e brillantezza compositiva a una generosa competenza esecutiva, e poi immergete il tutto in un crogiolo di passione “sincera” e radicata e otterrete questa “sporca dozzina” di ottime trattazioni soniche, frutto vitaminizzato degli insegnamenti di Cream, Humble Pie, Rolling Stones, Cactus, MC5 e Vanilla Fudge, gravido di groove e di good vibrations.
Un programma di ottimo valore complessivo, in grado di conferire nuova vita a belle canzoni (un paio di titoli per tutti, “Pretty in the morning” e “Devil wind”, una sorta di Fleetwood Mac trapiantati a Palm Desert) non molto conosciute e di portarle alla doverosa attenzione dei rockofili, che potranno eventualmente (ri)scoprire le loro versioni autoctone e apprezzare altresì la “credibilità” di queste trascrizioni, sempre parecchio incisive, energiche e coinvolgenti.
I Motor Sister (monicker “rubato” a un poderoso pezzo presente nella raccolta …) appaiono, dunque, come qualcosa di più di un semplice divertissement, tanto da indurmi a sperare che dopo questo “atto di giustizia”, abbiano la voglia (e il tempo …) di proseguire l’attività nel campo delle composizioni inedite … per ora, iniziativa lodevole e bel dischetto.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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