Copertina 7

Info

Genere:Power Metal
Anno di uscita:2005
Durata:50 min.
Etichetta:Massacre
Distribuzione:Self

Tracklist

  1. . ANOTHER GOLDEN RAGE
  2. THE UNRESTRAINED
  3. DISPRAISE
  4. TRANSMIGRATION
  5. ECLIPSE
  6. SHADES OF BLACK
  7. THE VOICE WITHIN
  8. IN SILENCE
  9. ETERNALLY
  10. WHAT...FOR?
  11. OUTLIVING THE AGES

Line up

  • Tobias Althammer: vocals
  • Markus Ullrich: guitars
  • Kai Schindelar: bass
  • Jürgen Schrank: drums
  • Richie Seibel: keyboards

Voto medio utenti

Secondo album dei Lanfear per la Massacre e, come per il precedente "The Art Effect" (2003), il gruppo tedesco si dedica maggiormente ad un power metal articolato piuttosto che ai toni progressive dei primi due lavori ("Towers" del '96 e "Zero Poems" del '99).
In questo ha sicuramente giocato un ruolo importante l'aver mantenuto stabile la formazione, dato che sono stati confermati sia il cantante Tobias Althammer sia il tastierista Richie Seibel (Charisma ed Ivanhoe) che erano entrati nel gruppo proprio in occasione del disco precedente.
A questo punto sarebbe stato lecito aspettarsi dai Lanfear un netto miglioramento, invece non riescono ad andare oltre quanto già fatto (...buone cose, ad ogni modo!) su "The Art Effect".
Partono discretamente con dei brani diretti, a metà tra il power tedesco e soluzioni più progressive, vicini, ma mai altrettanto cattivi, a gruppi come Brainstorm, Tad Morose o Symphorce. Mi riferisco alla spedita titletrack ed alle seguenti "The Unrestrained" (dal tocco alla Angel Dust) e "Transmigration", quest'ultima spronata dal drumming di Jürgen Schrank.
Si fa subito apprezzare il lavoro di un Richie Seibel davvero determinante (un po' dispersivo solo su "What...For?"), peccato che invece canzoni come "Dispraise" e "The Voice Within" siano sin troppo ordinarie e scontate. La prima vera battuta d'arresto arriva però con la tediosa ballad "Eternally", dalle melodie riciclate in maniera "efferata" e dove i Lanfear si fanno apprezzare solo per l'inaspettato impiego di un saxofono, per il resto, il nulla assoluto.
Non mi sarei aspettato nemmeno le vocals "cattive" su "Shades of Black", dove i Lanfear centrano sia il refrain sia le parti strumentali (che richiamano i migliori Kamelot), e dove si fa apprezzare la solista di Markus Ullrich. Ma qui la sorpresa è positiva, dato che ci troviamo di fronte ad uno dei pezzi più riusciti del CD.
Spunti come questi segnalano i Lanfear come una band che avrebbe idee ed il coraggio di osare, ma purtroppo questo capita solo qualche volta.
Alla fine i Lanfear si limitano a consolidare le posizioni raggiunte, con lavoro che si farà apprezzare e troverà certamente degli estimatori, ma che non arriva ad entusiasmare.
Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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