Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2014
Durata:44 min.
Etichetta:Lava/Universal Republic

Tracklist

  1. HEART OF FIRE
  2. FAITHLESS
  3. DEVIL IN THE MIRROR
  4. GOODBYE AGONY
  5. WORLD OF SACRIFICE
  6. LAST RITES
  7. STOLEN OMEN
  8. WALK AWAY
  9. DRAG ME TO THE GRAVE
  10. THE SHATTERED GOD
  11. CROWN OF THORNS

Line up

  • Andy Biersack: vocals, keyboards
  • Jake Pitts: guitars
  • Ashley Purdy: bass, backing vocals
  • Jinxx: guitars, violin, backing vocals
  • Christian "CC" Coma: drums

Voto medio utenti

Al di là dell'Oceano, da dove provengono i Black Veil Brides, direbbero "Never judge a book by its cover". Al di qua dell'Oceano, da dove proveniamo un po' tutti noi, diremmo "L'abito non fa il monaco". Detto che preferisco la versione anglofona, il concetto rimane lo stesso: non fermarsi MAI alla prima impressione, perchè può essere quanto di più sbagliato possibile..

Mai definizione fu più azzeccata che riguardo i Black Veil Brides, 5 ragazzotti dell'Ohio che dire pesantemente influenzati dal glam anni '80 sarebbe un eufemismo. Basta dargli un'occhiata per rendersi conto che l'aura di Motley Crue, Kiss e Poison aleggia su di loro come un pesantissimo macigno, una spada di Damocle pronta ad abbattersi con violenza al primo errore.
Il fatto è che di errori i Black Veil Brides non ne hanno, finora, mai fatti. Manco mezzo, piccolino..niente. E il nuovo album "Black Veil Brides IV" è qui a testimoniarlo.
Ammetto di essere stato traviato anch'io dall'immagine della band, troppo legata a un'epoca che probabilmente ha già dato tutto quello che poteva dare. Eppure mi son bastati i 3 minuti e spicci di "Heart of Fire" per rendermi conto che, davvero, l'abito non fa il monaco: l'hard rock degli americani è tutto fuorché banale, poco influenzato almeno musicalmente dal glam delle band citate in precedenza, molto più orientato a sonorità moderne (a tratti mi ricordano i momenti più soft dei Five Finger Death Punch, tanto per dirne una) e tecnicamente impressionante.
Aggiungiamo poi che la voce di Andy Biersack, potente e cupa ma con quel retrogusto graffiato e vagamente hetfieldiano, è una delle più interessanti che mi sia capitato di ascoltare negli ultimi tempi e abbiamo fatto filotto.
11 brani veloci, che raramente superano i 4 minuti, come dev'essere per un disco il cui unico scopo è quello di divertire e tenere alto il ritmo. E anche quando questo ritmo si abbassa, come nel caso della stucchevole simil-ballad "Goodbye Agony", la qualità non si schioda di un millimetro da standard davvero alti.

Insomma, se riuscite a fare come il sottoscritto e non fermarvi al look ma a dare quantomeno un ascolto a "Black Veil Brides IV", potreste trovarvi davanti a un lavoro inaspettatamente interessante e che vale l'acquisto. Se invece vi farete sconfiggere dai pregiudizi, beh..il futuro rimane sicuramente radioso per i Black Veil Brides, che voi ci crediate o no.

Quoth the Raven, Nevermore..
Recensione a cura di Andrea Gandy Perlini

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