Copertina 8,5

Info

Anno di uscita:2014
Durata:48 min.
Etichetta:Scarlet Records

Tracklist

  1. BARE HANDS
  2. DEVIL ON MY SHOULDER
  3. BEWARE OF THE CANDYMAN
  4. PROUD
  5. WHORE PAINT
  6. POLE DANCER
  7. WE ARE THE ONES
  8. SAVE ME
  9. TOXIC LOVE
  10. MUSE
  11. SNOWMAN SIX
  12. NO MORE GOODBYE
  13. NIGHT

Line up

  • Davide “Damna” Moras: vocals
  • Andrea “Andy” Buratto: bass
  • Andrea “Picco” Piccardi: guitar
  • Federico “Fede” Pennazzato: drums

Voto medio utenti

Inutile girarci intorno o affidarsi a futili preamboli.
Gli Hell In The Club sono uno dei migliori gruppi di hard/sleaze rock dell’intera scena di riferimento.
Anzi, nello specifico, bisognerebbe addirittura parlare esplicitamente di hair-metal, una sigla che personalmente non ho mai amato moltissimo per i suoi connotati denigratori, ma che, in qualche modo, al tempo stesso identifica fieramente le caratteristiche di un genere musicale di cui la band italiana, con questo “Devil on my shoulder”, è diventata maestra.
Smussate alcune spigolosità di “Let the games begin”, oggi gli Hell In The Club si rivelano credibilissimi alfieri del celebre approccio all’insegna del “nothin’ but good time” (sebbene con l’ausilio di testi non banali, comprendenti anche citazioni letterarie autorevoli, tra Paola Barbato e Daniel Pennac), adeguatamente declinato ai nostri giorni, in un misto di energia, testosterone, adescamento e sudore, veramente coinvolgente e trascinante.
Nei quarantotto fiammeggianti minuti di durata del disco non troverete la benché minima ombra di artificiosità e nemmeno fastidiosi eccessi di “devozione” rivolti ai numi tutelari Warrant, Poison, Def Leppard, Danger Danger e Motley Crue, bensì un selvaggio e ammiccante spirito stradaiolo che rivive nella sua piena e edonistica essenza, per la gioia di chi ama riff potenti, solos scattanti, refrain vincenti e fiotti imponenti di adrenalina.
Una crescita importante che coinvolge sia il profilo tecnico, sia quello compositivo, per un gruppo che verosimilmente ha consolidato la sua coesione e forse pure la consapevolezza di poter “fare la differenza” anche in un campo “leggermente” diverso da quello in cui era “abituato” a muoversi (stiamo parlando di musicisti provenienti da Elvenking, Secret Sphere e Death SS).
Qualunque siano le argomentazioni a sostegno di tale risultato, accogliamo con grande soddisfazione un programma in cui individuare una nota fuori posto o una linea melodica inefficiente è abbastanza complicato, che conquista fin dall’ariosa struttura armonica di “Bare hands” e che termina di lusingare i timpani solo quando arriva l’ultimo sussulto di “Night”, un riuscito melange di malinconia, grinta e ruffianeria.
Tra i due estremi troverete, poi, la spontaneità della title-track e di “We are the ones”, la spigliatezza glitterata di “Beware of the candyman”, la carica e il “tiro” di “Whore paint” e ancora la dissolutezza urbana di “Save me” e “Toxic love”, tutti fulgidi esempi di emozioni intense, alimentate da una dose “giusta” di nostalgia.
Due parole, infine, sui brani che considero le autentiche perle dell’albo, “Proud” e “No more goodbye”, “roba” che nelle mani giuste e in “altri tempi” avrebbe monopolizzato i media e avrebbe garantito agli Hell In The Club un bel numero di groupies entusiaste (magari pure ora, chissà …).
Un pugno di belle canzoni, di viscerale attitudine e di divertimento … un disco di rock n’ roll d’alta scuola, insomma … praticamente imperdibile.
Recensione a cura di Marco Aimasso

Ultime opinioni dei lettori

Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?

Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 16 dic 2014 alle 10:03

Non è la prima volta che lo dico, ma penso che Federico Pennazzato sia attualmente il miglior batterista metal italiano.

Queste informazioni possono essere state inserite da utenti in maniera non controllata. Lo staff di Metal.it non si assume alcuna responsabilità riguardante la loro validità o correttezza.