Copertina 4,5

Info

Genere:Power Metal
Anno di uscita:2014
Durata:non disponibile
Etichetta:Pure Steel Records

Tracklist

  1. INTO MADNESS
  2. SLEEPLESS DREAMS
  3. THE ONES
  4. WARRIORS
  5. FALLEN FROM GRACE
  6. SACRIFICE
  7. ALL I SEE
  8. SWORD AND STONE
  9. DEATH OF INNOCENCE
  10. NEVER ALONE
  11. WATCHING THE WORLD
  12. IN THOSE EYES
  13. RAIN

Line up

  • Ron Emig: vocals
  • Nick Giannakos: guitar
  • Michael Stephenson: guitar
  • Tim Frederick: bass
  • Evan Gottschalk: drums

Voto medio utenti

Noia, noia, terribile noia a palate.

Che fatica arrivare alla fine di questo album dei Wretch! La vena thrash ed in parte selvaggia del debutto della band di Cleveland si è totalmente persa con il cambio di vocalist. Non che prima fossero chissà che, ma il nuovo singer Ron Emig ed il suo timbro pulito e monotono rendono le canzoni, che già non brillano, di una noia mortale. Si è capito che annoiano, no?

Rispetto al passato è cambiata anche la costruzione dei pezzi ed ora abbiamo a che fare con un power metal di una imbarazzante piattezza che invece di puntare su riff, velocità, melodie, come dovrebbe fare un buon disco di questo genere, che fa? Si perde nell'inutilità di lunghi testi cantati da una voce che vuole sembrare epica ma non smuove mai, non provoca nessuna emozione, rimane costantemente dentro lo stesso range, anonima come poche.
Dal lato musicale le cose non migliorano, i riff sono usati col contagocce, piazzati ad inizio canzone per poi scomparire, soppiantati da anonimi accordi di accompagnamento spezzati da assoli imprecisi, insensati ed inutili all'economia del pezzo. A volte, i primi 20/30 secondi dei brani non sono male, anzi, poi sembra che facciano apposta a mandare a prostitute la carica che stava uscendo in favore della mediocrità più totale. Le canzoni sembrano tutte uguali, che per un gruppo brutal (in alcuni casi) ci può stare, ma per una band che dovrebbe fare della melodia e dell'epicità i propri tratti distintivi, andiamo davvero male.
Se Reborn (disco del 2006) valeva un quasi discreto perché almeno graffiava, questo nuovo Warriors, arrivato ben otto anni dopo, non gli è nemmeno parente e si becca una grave insufficienza. Meglio non pensare neppure che il gruppo si è formato nella prima metà degli anni '80 e "vanta" oltre una dozzina di ex-membri, brrrr.

Band alla deriva, totalmente ignorabile.
Recensione a cura di Francesco Frank Gozzi

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