Copertina 6,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2014
Durata:non disponibile
Etichetta:Listenable
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. PARTITION OF LUST
  2. I CAN NO LONGER SEE THE SUN
  3. HERESIARCH
  4. HUNTER SUPREME
  5. GODS OF FEAR
  6. LEAVE
  7. MACHINES
  8. STAY OF EXECUTION
  9. MORBID ATTRACTION
  10. TORMENT
  11. THE WAIT

Line up

  • Mads Mowinckel: bass
  • Mads Lilletvedt: drums
  • Martin Legreid: guitars, vocals
  • Thebon: vocals

Voto medio utenti

"A Bergen ho lasciato il cuore", sarebbe una frase che userei senza dubbio se nella bella cittadina norvegese c'avessi mai messo piede.

Nella speranza di andarci (magari a vivere, sogniamo che è gratis) prima o poi, avviciniamoci spiritualmente con gli Hellish Outcast che proprio da Bergen provengono e che giungono con questo "Stay Of Execution" al loro secondo album, il primo edito dalla francese Listenable dopo il buon successo del debutto autoprodotto "Your God Will Bleed", uscito un paio di anni fa.

Prodotto da un personaggio di prim'ordine come Russ Russell, in questi giorni impegnato se non erro con i Napalm Death ed in passato con Evile e Dimmu Borgir, e registrato nei leggendari Grieghallen Studios proprio a Bergen (c'è bisogno di qualche nome? Enslaved, Emperor, Immortal, Burzum possono bastare), "Stay Of Execution" è un disco ibrido, non è pienamente death metal, non è hardcore, non è postqualcosa, non è brutal e non è thrash, sebbene abbia un qualcosa di tutte queste correnti. A seconda dei brani, una o l'altra influenza emergono maggiormente, ma non c'è una corrente unitaria che riesca a legare tutto il disco.

Questo potrebbe rappresentare un vantaggio, eliminando alla radice il problema della ripetitività e della monoliticità, ma dall'altra potrebbe additare gli Hellish Outcast come una band che non si sa cosa suoni e farla sprofondare nel pericoloso marasma, già ampissimo, di gruppi di cui si dimentica il nome dopo mezzo ascolto.

E' anche vero che Martin Legreid e compagni sembrano riuscire meglio in brani maggiormente tirati, mentre in altri più contorti e melodici (che peraltro sono quelli dove la band vorrebbe andare ad osare maggiormente, dimostrandro la propria propensione alla modernità) a-là-Misery Loves Company tipo "Heresiarch" appaionomeno efficaci e più incartati, ma raramente il risultato finale sconfina sotto la sufficienza.
Di tutt'altra pasta, sebbene notevolmente più ordinari e - ammettiamolo - meno personali, brani come "Hunter Supreme", dove la sensazione è quella di aver messo su qualche vecchio (bel) cd dei The Haunted.

Un paio di gradite comparsate come quelle di Silje Wergeland dei The Gathering e di Bjørn Ognøy degli a me totalmente sconosciuti Ognoise e Solstorm non modificano sostanzialmente il valore di un disco più che valido, ben urlato da Thebon ex Keep of Kalessin, suonato ottimamente così come ottimamente prodotto, privo di picchi continuativi massimi ma ricco di spunti più che gradevoli ed indovinati.

Senza dubbio una band che, come si sente parlare in giro, vede nella prestazione live il suo fiore all'occhiello. Nell'attesa di trasferirsi a Bergen, un attento ascolto a "Stay Of Execution" potrebbe aiutare a calarsi meglio nel "quieto" vivere norvegese.
Recensione a cura di Gianluca 'Graz' Grazioli

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