Copertina 5

Info

Past
Anno di uscita:1991
Durata:48 min.
Etichetta:Restless Records

Tracklist

  1. JOIN THE LEGION
  2. THE TROLL
  3. FIRE (THE CRAZY WORLD OF ARTHUR BROWN COVER)
  4. HEAVEN HELP US
  5. BEFORE THE LASH
  6. GO IT ALONE
  7. CHAOS RISING
  8. FALLEN IDOLS
  9. PARADISE LOST

Line up

  • Tim Baker (Vocals)
  • Jim Barraza (Guitars)
  • Robert Garven (Drums)
  • Vernon Green (Bass)

Voto medio utenti

OSSESSIONE. Con questa parola posso descrivere quello che è stato il mio rapporto con questo album. Non pensate ad oggi, pensate a quando dischi come questi erano vere e proprie chimere da immaginare nella propria mente, ci passavi le notti a cercare di capire come poteva suonare. Non ci girerò molto intorno, i Cirith Ungol sono la mia band preferita di sempre, di ogni genere di ogni luogo. Fin dal primo ascolto di Frost & Fire mi sono innamorato del loro sound, della voce di Tim Baker, del modo UNICO di suonare la batteria di Robert Garven, del basso pulsante e cavernoso di Flint, della grande vena compositiva di Greg Linsdrom e del più grande chitarrista che abbia mai calcato questa terra, Jerry Fogle (qualcuno potrebbe dissentire, ma non mi importa).

Torniamo all’ossessione, perché è il disco che non sono mai riuscito ad ascoltare, introvabile fino all’esplosione della rete diciamo intorno al 2000 (ma io la mia prima connessione Internet l’ho avuta nel 2003), e ho dovuto aspettare fino al 2008 per poter ottenere una copia di cd ufficiale e legittimo, grazie alla ristampa della Noble Rot, peraltro andata subito sold out. "Paradise Lost" che vanta una delle più belle copertine della storia del metal e che segue la tradizione delle precedenti dei Cirith Ungol e cioè le illustrazioni del grande Michael Whelan di Elric di Melnibonè, è di fatto il disco della fine dei Cirith Ungol. E la fine dei Cirith Ungol è legata strettamente con la produzione di questo album maledetto ad opera della Restless Records, che si appropriò di tutti i diritti della release con la complicità del legale della band, e che per qualche ragione ancora oggi sconosciuta non li ha mai voluti cedere (almeno fino al 2008). Oltre a tutto ciò in fase di produzione il disco fù ampiamente tagliato e rivisto dalla stessa casa discografica, che ne eliminò le parti forse più belle e ne corresse anche le sonorità finali (la recente raccolta "Servants Of Chaos" riporta alla luce i practice tape originali registrati dalla band). Tutto questo fù sufficiente per far andare i membri della band nell’angoscia più totale fino allo scioglimento o per usare le parole di Robert Garven “we broke up in dispair”.
Robert Garven, odia "Paradise Lost", perché per lui come per i Cirith Ungol ha significato la fine di un sogno di una passione durata più di vent’anni e una morte come la peggiore delle morti, odia ogni cosa di questo disco, lo odia come un figlio illegittimo mai voluto la cui presenza però tende ad oscurare tutto il resto.

La line-up del disco è l’ultima conosciuta dei Cirith Ungol con Baker alla voce, Garven alla batteria, Vernon Green al basso e il grande Jim Barraza alla chitarra. Tutto suona Cirith Ungol, persino Barraza riesce a non far sentire troppo la mancanza di Fogle. Dall’attacco di "Join the Legion", una delle più belle opener di ogni tempo, con un riff che più trascinante non si può, che quando Baker urla “yeah come on, join the legion” ti viene voglia di prendere lo spadone, scendere in strada e iniziare la battaglia, fino alla conclusiva title track è una vera e propria estasi metallica per i nostri padiglioni auricolari.
Non vi tedierò con un track by track, che in effetti è una cosa che non mi è mai piaciuta, ma non posso non parlarvi del trittico finale, "Chaos Rising", "Fallen Idols" e "Paradise Lost". In pratica un disco nel disco, tutti e tre i pezzi furono scritti da Baker ed infatti è anche conosciuta come "Tim’s Trilogy" e furono ispirati dal poema di Milton “Il Paradiso Perduto, per il sottoscritto la più grande sequenza storica in campo epic metal, non esiste niente di più puramente epico di queste tre canzoni ascoltate una dietro l’altra. Dilatazioni, accelerazioni, evocazioni di ogni tipo, un Baker che soprattutto nella title track tira fuori una prestazione incredibile tra urla lancinanti e sofferenti e canti di una epicità maestosa, un trip mentale unico. E vi assicuro che i pezzi originali registrati dalla band raggiungono anche vette più alte di quelle del disco.

"Paradise Lost" incarna perfettamente il significato di questa frase “tutto quello che avrebbe potuto essere”, si perché l’album in questione ha in sé tutte le potenzialità per essere considerato il più grande album epic metal della storia, ma in effetti non lo è, come non è neanche il miglior disco dei Cirith Ungol, è come la più grande opera di Picasso che non è riuscito mai a finire di dipingere. Nel disco non troviamo tutto quello che i 4 volevano dirci perché è stato tagliato, nel disco non troviamo come i 4 volevano farci ascoltare la loro musica perché è stato oscurato, la stessa distribuzione del disco è stata boicottata, e anche oggi nel 2014 paradossalmente se non ci fosse Internet solo pochi privilegiati al mondo lo avrebbero ascoltato. Di fatto i Cirith Ungol non ebbero mai il vero controllo della situazione nella fase di costruzione dell’intero album.
Un giorno, anche in modo casuale, mi sono imbattuto in un sito dove c’erano molte recensioni di "Paradise Lost" e i voti dati all’opera erano altisonanti nonché molto positivi. Però ad un certo punto notai un 5, incuriosito andai a leggere il nome in calce allo scritto e con mia grande sorpresa lessi Robert Garven. Pensai dentro di me “perché dai 5 al tuo disco migliore?”. Poi con il tempo e altri approfondimenti ho capito quel 5, e oggi mi devo trattenere a stento per dirvi in realtà quello che griderei al mondo circa "Paradise Lost", il mio disco più sofferto in assoluto, la mia ossessione, e quindi seguirò il pensiero di Mr.Garven, mettendo in calce la sua stessa valutazione.

Io ODIO "Paradise Lost".

A cura di Andrea “Polimar” Silvestri
Recensione a cura di Ghost Writer

Ultime opinioni dei lettori

Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?

Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 18 ott 2014 alle 13:21

In questo disco non c'è Fogle.... e si sente. Se questo disco fosse stato suonato da Fogle..... mmmm.... ho l'acquolina in bocca😋

Inserito il 18 ott 2014 alle 10:01

In questo disco non c'è Fogle.... e si sente.

Inserito il 16 ott 2014 alle 10:14

Questo disco a me non è mai piaciuto. Gli altri sono album splendidi sebbene, a mio parere, nel genere il vertice siano i Manilla Road. Diciamo che se dovessi far decidere solo alla mia mente e al mio raziocinio, la trilogia dei Manilla Road, Crystal Logic, Open The Gates, The Deluge, è il top dell'epic di ogni tempo. Ma il mio cuore fa inevitabilmente spostare l'ago della bilancia a favore dei Cirith Ungol. Sono sensazioni strettamente personali e alla fine è solo accademia perchè fortunatamente possiamo godere di entrambe le band.

Queste informazioni possono essere state inserite da utenti in maniera non controllata. Lo staff di Metal.it non si assume alcuna responsabilità riguardante la loro validità o correttezza.