Copertina 7,5

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2014
Durata:55 min.
Etichetta:Code666 Records

Tracklist

  1. EMERALD
  2. WALPURGIS
  3. THE GREAT GOD PAN
  4. AKLO
  5. COLD WAR
  6. EATER OF WORLDS
  7. RED DEATH
  8. DAGON
  9. CARCOSA

Line up

  • Dennie Grondelaers: Vocals
  • Reinier Schenk: Guitar & Bass
  • Jonathan Vanderwal: Guitar & Vocals
  • Dries Gaerdelen: Keys, Piano & Vocals
  • Kevin De Leener: Drums
  • Vincent Werbrouck: Cello
  • Sarah Vlerick: Violin
  • Ruben Raveel: Trumpet
  • Dimitri Simoens: Hobo
  • Niki Dierickx & Petra Gryson: Vocals
  • Simon Lucas & Chris Naughton: Spoken word

Voto medio utenti

Avevo apprezzato i primi due lavori dei belgi Saille i quali, grazie ad una proposta particolarmente ispirata, erano riusciti a risultare credibili e convincenti in un terreno minato come quello del symphonic black metal spesso, invece, "patria" di proposte ruffiane o, peggio, ridicole.
Capirete dunque che il terzo album, il qui presente "Eldritch", mi abbia spiazzato.
All'inizio mi sembrava, infatti, un disco di maniera, incapace di mantenere gli standard qualitativi del gruppo e, soprattutto, molto poco ispirato nel suo rifarsi ai modelli norvegesi da un lato ed a quelli svedesi dall'altro.

Un ascolto più approfondito, e ripetuto più volte, mi ha invece indotto a cambiare giudizio.
"Eldritch", una sorta di concept ispirato a vari classici della letteratura horror, è un album diverso dai sui predecessori: è molto più diretto, più basato sulle chitarre e sulla batteria, mentre le partiture di tastiere ed i momenti squisitamente sinfonici vengono rilegati in secondo piano.
Il risultato è un lavoro spesso brutale, apparentemente più semplice e, solo in superficie, senza anima.
La realtà, al contrario, è quella di trovarsi di fronte ad un album con i fiocchi: melodico senza essere banale, violento senza rinunciare alla intelligenza compositiva, impreziosito, inoltre, da atmosfere epiche e, in qualche caso, disperate, che lo rendono senza ombra di dubbio affascinante.
Alla riuscita del disco concorrono, da un verso, una produzione di ottimo livello capace, come è, di risultare bombastica pur mantenendo ben chiaro il concetto di black metal e, dall'altro verso, il ricorso a strumenti ed atmosfere non propriamente in linea con il genere proposto.
Insomma, se credete che i Saille siano degli emuli di Dimmu Borgir o Cradle of FIlth, rimarrete "delusi" da una musica che, album dopo album, diviene sempre più personale nel suo saper essere magniloquente, carica di pathos e spietata al tempo stesso.
Date un orecchio, per esempio, alla strepitosa "Cold War" per avere una testimonianza palese di quello che ho appena detto.

Direi, in conclusione, che la prova del nove (leggasi terzo album) è stata superata, con lode, dai nostri Belgi... e ve lo dice uno che non ama particolarmente queste sonorità.

Saille: ormai un punto fermo.
Recensione a cura di Beppe 'dopecity' Caldarone

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