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Info

Past
Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:1992
Durata:47 min.
Etichetta:Infinite Productions

Tracklist

  1. PRELUDE TO SORCERY
  2. PEAK OF ALMASHIA
  3. WARMING EMBERS
  4. THE DREAM CATCHER
  5. MEADOWS OF MASEILYA
  6. DAWN'S ETERNAL MIST
  7. UPON A DRAGON'S WINGS

Line up

  • James Shellberg: vocals
  • Keith Brown: guitars
  • Jerrad Miller: drums
  • Jon Sayles: bass

Voto medio utenti

C’è da fare sicuramente un distinguo. Ormai da un po’ di anni, da quando la scena metal è avara nel consegnare capolavori ai suoi fedeli followers, gli stessi si sono impegnati sempre più nel rivolgere lo sguardo al passato, cercando di scoprire gemme musicali rimaste sotterrate nell’underground e di conseguenza nel rivalutarne i contenuti. Molte volte questo lavoro ha portato a dei risultati imbarazzanti, infatti si è cercato di spacciare per capolavori anche lavori totalmente pacchiani sia dal punto di vista musicale che dei suoni prodotti. Alcune volte però, scavando ci si è trovati realmente di fronte alla classica pepita d’oro. Il caso del Longings Past è uno di questi. La band è legata a doppio filo al nome di James Shellberg, talentuoso chitarrista dell’underground statunitense (Michigan), il quale aveva già avuto modo di farsi conoscere con i favolosi Enchanter, autori di quello che per molti è il miglior demo mai prodotto da una band US metal. Purtroppo gli Enchanter non arrivarono mai ad incidere un vero e proprio full lenght.
Da questa disdetta nasce in testa di Shellberg il progetto Longings Past. Il concept che stà dietro al disco è sempre frutto della passione di Shellberg per i temi fantasy ma anche psicologici, infatti i primi vengono usati per descrivere la più grande battaglia che un uomo possa mai combattere quella tra il bene e il male dentro di lui. Il lavoro per la costruzione di “Meadows of Maseilya” parte nel 1991, purtroppo non proprio sotto i migliori auspici perchè Shellberg a causa di una forte tendinite non riuscirà a suonare nemmeno una nota con la sua chitarra, lasciando questo compito a Keith Brown, Shellberg si occuperà solo delle parti vocali e sorprendentemente proprio ciò contribuirà a rendere il disco un qualcosa di unico nella storia del metal. Il disco uscirà finalmente nel 1992 e sarà autoprodotto dallo stesso Shellberg.

Quale sarà il contenuto musicale di “Meadows of Maseilya”? Oggettivamente domanda molto difficile a cui dare una risposta. Mi verrebbe da dire unico, almeno per quelli che sono stati i miei ascolti fino ad oggi, c’è sicuramente un flavour epico in tutto il disco, c’è indubbiamente del prog (no, i Dream Theater e Symphony X non c’entrano niente), io c’ho sempre sentito anche partiture jazz soprattutto nelle parti di batteria e la chitarra viene usata solo per sottolineare le parti più trascinanti (non troverete qui dentro neanche l’ombra di un assolo canonico). Il suono rimane per tutto il platter molto pulito, quasi essenziale. Ma la cosa che spiccherà subito è a voce di Shellberg, sia come timbrica, uno Ian Anderson ancora più epico e sofisticato, sia per per le linee melodiche che riuscirà a disegnare. Per tutto “Meadows of Maseilya” infatti Shellberg delizierà il nostro orecchio con delle vere e proprie acrobazie vocali dando nuovo significato al termine “sincopato”. Gli unici esempi nella storia del metal che possono essere paragonati a Shellberg in questo modo unico di intendere il canto sono entrambi legati al nome Fates Warning, il John Arch di “Awaken the Guardian” e il giovane Ray Alder di “No Exit”. E’ veramente incredibile come Shellberg riesca a farci entrare nel suo mondo senza nemmeno uno straccio di melodia canonica, quasi uno sforzo cosciente nel distruggere e poi ricreare tutto quello che fino a quel momento consideravamo un universo conosciuto, quello della musica metal. Però vi assicuro che dopo un primo momento di spiazzamento comincerete a trovare molta più logica e raziocinio in composizioni come” Warming Embers”, “The Dream Catcher” o nella spettacolare title track che in tanti altri pezzi di metallo pesante più canonici.

Ora avrete senz’altro capito che questo non è il classico disco da ascoltare in macchina a tutto volume o a cui ci si attacca per fare del sano pogo. E’ un disco dove la nostra testa deve lavorare per entrarci in sincronia, di fatto la sua complessità è tale che forse non riuscirete a trovare il bandolo della matassa neanche dopo molti ascolti ed è anche per questo che non inserirò nessuna valutazione numerica dell’album. E’ la dimostrazione, se ce ne fosse ancora bisogno, che l’heavy metal può avere anche una connotazione colta al pari di stili musicali considerati più blasonati. Non è un disco che ascolterete sempre, ma è un lavoro che deve per forza far parte della vostra collezione perché una volta ascoltato sentirete ogni tanto la voglia di cimentarvi di nuovo con lui come per trovare la soluzione di un rebus ancora irrisolto. Vi prenderà la voglia di tornare di nuovo là nel mondo immaginato da James Shellberg, là nei “Prati di Maseilya”.

P.S.: l’edizione originale di questo disco è introvabile, per fortuna la greca Arkeyn Steel Records nel 2008 ne ha prodotto una ristampa in cd, tiratura a 1000 copie, numerata a mano. Forse fate ancora in tempo ad accaparrarvene una copia.

A cura di Andrea “Polimar” Silvestri
Recensione a cura di Ghost Writer

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 09 ott 2014 alle 09:23

Questa rubrica mi sta servendo a scoprire dischi e gruppi di cu ignoravo esistenza o valore. Grazie Polimar (e grazie anche a tutti gli altri che hanno scritto)!

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