Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2004
Durata:32 min.
Etichetta:Autoprodotto

Tracklist

  1. SCUSE IN BIANCO E NERO
  2. UN ALTRO MONDO
  3. TEMPO PERSO
  4. IBILA
  5. SOMA
  6. UOMO ARGILLA
  7. ASTRO INSTABILE
  8. TANGY ZIZZLE

Line up

  • Alessandro Tucci: chitarra, voce
  • Matteo Lotti: chitarra, cori
  • Marco Provvedi: basso, voce
  • Federico Buffi: batteria

Voto medio utenti

Album autoprodotto per gli Horn Beat, formazione attiva da un paio d'anni che si cimenta in una sorta di stoner-grunge interamente cantato in Italiano.
Brani dalla struttura semplice ed immediata, discretamente grintosi e dall'approccio melodico sul tipo del neo-rock Americano di QotSA/Fatso Jetson, influenza che si manifesta in modo chiaro durante gli episodi più tirati e ruvidi come "Scuse in bianco e nero" o la Kyuss-iana "Uomo argilla", gradevoli per la loro orecchiabilità misurata e poco pop-ammiccante.
Rare invece le aperture acide, solitamente abbondanti nei lavori di questo genere, che qui si concentrano nella sinuosa lentezza di "Astro instabile" e soprattutto nell'ottima "Soma", miglior episodio dell'album, dall'atmosfera nebbiosa ed invernale che mi ha ricordato i Beaver, una buona stoner-song che poteva magari essere sviluppata maggiormente.
E' questo il limite del discorso degli Horn Beat, la sensazione che il quartetto non abbia sfruttato fino in fondo le proprie possibilità, specie in fase strumentale. Forse c'è ancora qualche indecisione se mantenersi saldamente in ambito stoner, ed allora occorrerebbe più coraggio nell'esprimere soluzioni dilatate e psichedeliche, oppure se puntare decisamente sul post-grunge ombroso incrementando la vena agro-melodica e la rifinitura del songwriting. Il disco si presenta come una via di mezzo piacevole ma un po' esile ed indefinita. Una forte presa di posizione in un senso o nell'altro aumenterebbe anche la personalità della proposta, per ora limitata all'uso del nostro idioma per comporre testi di tipo emozionale-intimista, una costante che pare imprescindibile per il rock nazionale.
Da segnalare ancora la conclusiva cover dei Kyuss, anch'essa cantata in Italiano, esperimento curioso ma risolto in modo dignitoso.
Una band che per ora si attesta sulla sufficienza piena, ma potrebbe dare risultati migliori in futuro se oserà qualcosa in più.

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