Copertina 8,5

Info

Anno di uscita:2014
Durata:49 min.
Etichetta:SG Records

Tracklist

  1. VIDIA
  2. AVOID YOUR SIN
  3. PHOTOGRAPH
  4. LISTEN TO MY TRAGEDY
  5. SYNAPSIS
  6. AWAKING THE END
  7. LIFENYMPH
  8. SWALLOWS AND CROWS
  9. MAKE ME STRONGER
  10. D.D.

Line up

  • Stefano Oliva: vocals
  • Marco Pastorino: guitars, vocals
  • Federico Maraucci: guitars
  • Luca Negro: bass
  • Erik Gentile: drums

Voto medio utenti

Nuovo full-lenght per gli HateTyler, questa volta sotto l'ala della SG Records, etichetta che spesso mostra di saper scovare perle nel mondo underground. Il gruppo alessandrino ci aveva lasciato con il buon The Great Architect ed ora, dopo la sostituzione del vocalist Davide Grillo con Stefano Oliva, torna con questo Vidia, disco che dimostra quanto la band sia in grado di sperimentare e di rendere il metalcore un genere degno di eleganti contaminazioni. Sì, perché qui il core in tutte le sue sfumature è affiancato dal thrash, dal power, dal djent, dal death, dall'elettronica, magari anche dall'industrial, fino a chissà quale altro sottogenere metallico. Un talento dunque indiscusso è la base su cui poggiano gli HateTyler, che oltre ai generi alternano sapientemente pure gli stili vocali (su tutti gli avvicendamenti clean-growl), dando vita ad un disco metalcore dalla varietà notevole. Gli stravolgimenti, per tutto lo scorrere della musica, non sono mai fini a se stessi, piuttosto sono figli di un'originaria idea di creare un embrione metallico univoco che sicuramente (ci auguriamo) si può sviluppare anche nelle prossime uscite degli HateTyler. È poi straordinario quanto la voce in pulito ricordi a tratti quella del supremo Roberto Tiranti, uno dei cantanti a merito più celebrati della nostra era. Troviamo quindi con Vidia una formula vincente, un frastuono ragionato degno di nota.
Il disco è composto da dieci tracce dalla durata di una cinquantina di minuti circa, l'apertura è riservata alla title-track, un misto di piano ed elettronica cedono il passo ad un pezzo compatto, fra il death, il metalcore e l'hardcore. È interessante osservare quanto gli sprazzi di cantato in pulito trasformino l'estremo in un simil-power. Con Avoid Your Sin, brano dall'atmosfera malinconica, con un'eccellente alternanza fra vocals clean-growl, gli HateTyler mutano in quel power-metalcore che è probabilmente l'esperimento più riuscito dell'album e proposto più volte. Photograph ha come protagonista le doti chitarristiche dei componenti della band, un bel riffing coadiuvato da una precisa sezione ritmica danno luogo ad una traccia incisiva e melodica allo stesso tempo. Listen to My Tragedy è il picco massimo di Vidia, un riff possente e un martellamento senza sosta introducono questa power-prog-metalcore track, con un apprezzabile clean chorus che spezza la violenza del resto del brano. Synapsis è un altro apice di pesantezza ragionata, mentre Awake in the End celebra una devastazione musicale orchestrata, portando gli arrangiamenti a convivere bellicosamente con il deathcore basilare del pezzo. Lifenymph trova la sua ispirazione iniziale in una melodia powereggiante, per poi passare al death, cedendo successivamente il passo all'hardcore, una traccia in continua evoluzione. Swallows and Crows inaugurato dalle percussioni scatenate, trova le sue radici nel modern metal, molto vicino al djent. Gli HateTyler hanno il pregio di farci ricredere sulla nostra certezza del genere, poiché quando si crede di aver capito da dove arriva la musica, i ragazzi alessandrini ribaltano tutto, anche grazie al cantato pulito che riesce a tramutare il sottofondo aggressivo in qualcosa di più leggiadro. Make Me Stronger è un brano di una raffinatezza assurda, con un'interpretazione eccezionale del clean vocalist, qui tornano in mente alcune ballad dei Dream Theater (eh sì!), da brividi. Il disco viene, purtroppo, chiuso da D.D., dove gli HateTyler si allacciano anche al rock puro, ma non solo, c'è pure un breve intermezzo rap (?!) che poi lascia spazio a dei segmenti strumentali accuratamente strutturati ed eseguiti.
Purtroppo siamo giunti alla fine di Vidia ed abbiamo attraversato un turbinio di generi ed emozioni. Che dire, si vorrebbe sentire più spesso dischi del genere, dove la mistura musicale non è solamente incisa ma ragionata. Non vediamo l'ora di ascoltare un nuovo capitolo della discografia degli HateTyler, nel frattempo consigliamo universalmente questa fresca uscita.
Recensione a cura di Stefano Giorgianni

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