Copertina 7

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2014
Durata:31 min.
Etichetta:Doomentia Records

Tracklist

  1. DIVINITY AND DECAY
  2. DEVIL'S TARN
  3. DAY OF DARKNESS
  4. BLACK HAMMER OF SATAN
  5. SERVE THE LABYRINTHINE TOMBS
  6. REGURGITATION OF BLOOD, DEVOURED FLESH AND GASTRIC JUICES
  7. BELOW THE ADVERSARY
  8. PRELUDE TO DEATHWISH
  9. DEATHWISH

Line up

  • Burák: bass
  • Štefy: drums
  • Žlababa: vocals
  • Tomáš Halama: guitars
  • Štembus: guitars

Voto medio utenti

Mi lamentavo poco tempo fa dicendo che cominciavano ed esserci un po' troppe band dedite al technical death e al death moderno che va tanto di moda oggi, con musicisti/ragazzini iper-tatuati dalle capigliature improbabili e dal livello tecnico spaventosamente alto, pari solo alla sterilità della loro proposta. Sembra che il dio del metallo mi abbia ascoltato, tant'è che mi ha fatto pervenire questo Black Infernal Vortex, seconda fatica dei cechi Brutally Deceased che, in appena 30 minuti, riporta le lancette indietro all'inizio degli anni '90.

La proposta del quintetto è tanto grezza quanto dritta al punto. Nessuna orchestrazione, nessun passaggio cervellotico, niente breakdown, solo 9 pezzi di death metal svedese figlio di Dismember, Grave e Unleashed. Se il precedente album peccava di personalità andando ad inseguire ciecamente (seppur in modo molto piacevole) quanto proposto David Blomqvist e compagni, il nuovo lavoro punta maggiormente sulle atmosfere, ammantando i pezzi di una densa oscurità. I riff "motosega" non mancano di certo e non sono scontati o solamente d'impatto ma inglobano sottili melodie che li rendono quasi catchy. Il growl sfoderato da Žlababa è davvero profondo e scartavetrante, molto più di un Jörgen Sandström o un Matti Kärki e in alcuni frangenti la sua monotonia può forse costituire un limite, calza comunque bene alla proposta dei Nostri.
Velocità assassine, ultra-distorsioni, moshing, buonissimi assoli, dopo che ti hanno preso a pugni, ti calciano nello stomaco: il manuale del perfetto deathster. Non manca nulla, solo che il songwriting, questa volta, è più profondo e cupo, dall'inizio alla fine. Inutile dire che i Brutally Deceased sono i primi a sapere che non inventano nulla, sono fans che fanno musica per fans, prendere o lasciare, se cercate spunti originali guardate altrove. Se invece volete tornare alle radici del death metal, variando dai soliti classici nomi, ecco che canzoni come Divinity and Decay, Black Hammer of Satan oppure Serve the Labyrinthine Tombs sono il vostro toccasana.




Recensione a cura di Francesco Frank Gozzi

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