Copertina 8,5

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2014
Durata:66 min.
Etichetta:Century Media Records

Tracklist

  1. TREE OF SUFFOCATING SOULS
  2. BOLESKINE HOUSE
  3. ALTAR OF DECEIT
  4. BREATHING
  5. AURORAE
  6. DEMON PACT
  7. IN THE SLEEP OF DEATH
  8. BLACK SNOW
  9. WAITING

Line up

  • Thomas Gabriel Fischer: vocals, guitars, programming
  • V. Santura: guitars, vocals
  • Vanja Šlajh: bass
  • Norman Lonhard: drums, percussion

Voto medio utenti

Frank: Allegria, spensieratezza, facilità, velocità -non pervenute-
Qui è buio pesto.


Roberto: E' nero come il buco del culo di King Kong 'sto disco!

Frank: Davvero impressionante, dopo 4 pezzi sembravano passate 2 ore tanto è denso e claustrofobico! Ora sono a 4 ascolti e sta crescendo, la mia psiche sta invece colando a picco!

Roberto: Sì è ipnotico... ti ingrippa di brutto e nonostante i pezzi siano tutti mediamente lunghi (se non proprio lunghi, tipo Black Snow) resti impietrito ad ascoltare, proprio perchè è vorticoso…

Frank: Ogni brano ha qualcosa da dire, anche se per ora voto migliori pezzi Boleskine House e In The Sleep of Death sono tutti interessanti e morbosi, profondi. Dirò una cazzata ma...lo vedo a livello dei Celtic Frost.

Roberto: Gran disco, davvero... Ma d'altra parte da lui non mi sarei aspettato altro... E' un grande... Personalità, idee, carisma…

Frank: Dai Rob, impacchetta tutto che l'abbiamo già fatta, 8 e via ;-)

Roberto: ahahha… effettivamente :D

Stefano: Che mattonata!

Uno scambio di impressioni tra me e i colleghi Roberto Alfieri e Stefano Giorgianni sintetizza l'essenza di questo secondo nato in casa Triptykon. Naturalmente l'ultimo "figlio" di Thomas Gabriel Fisher è maledetto e demoniaco, come da tradizione. D'altronde questo uomo (semidio?) è una vita che è pregno di malevola creatività che fortunatamente ha voluto donare a noi tutti, prima con i precursori Hellhammer poi con gli innovatori Celtic Frost ed ora con i profondissimi Triptykon.

A fronte di un esordio totalmente malato datato 2010 che conteneva musica composta per quello che sarebbe dovuto essere il successore di Monotheist, il nuovo Melana Chasmata contiene musica totalmente composta per l'occasione, a dimostrazione della creatività infinita di questo personaggio, nonché della sua integrità artistica. Integrità, perché il nostro eroe ha rifiutato qualcosa come 100.000 euro offertigli per suonare un solo concerto a nome Celtic Frost al Wacken 2014, dimostrazione di quanto creda nel nuovo progetto Triptykon (o di quanto possano essere alte le penali che la Century Media ha stabilito per eventuali "ritorni al passato", potrebbero dire i maligni).

Sta di fatto che oggi ci troviamo di fronte ad un nuovo, ennesimo, capolavoro di intenso e malato occult metal. Non saprei come altro descrivere un simile impasto sonoro che solo un profondo conoscitore dell'esoterismo e delle arti oscure poteva concepire. Canzoni lunghe e lente che non fanno mai affiorare la noia nell'ascolto ma anzi ti catturano, ti rendono schiavo delle note che ti guidano in un pozzo buio. Doom funereo, elementi black metal, epicità, oscura psichedelia, rasoiate thrash unite alla pesantezza e ai muscoli del death, il manifesto del male in musica. Una gemma oscura nata dalla fusione delle deviate melodie di Fisher alle ritmiche impastate di rabbia di V. Santura che creano movimenti, progressioni verso l'oblio, sorrette dalle colonne marmoree della batteria di Norman Lonhard e del suo lento groove che in un attimo si tramuta in una galoppata di stalloni imbizzarriti. La pece viscosa che il basso di Vanja stende su queste composizioni è un collante che solo la sua soave (?) voce può sciogliere, portando un pallido bagliore in questi pezzi nerissimi. Inutile in questo caso fare un report delle singole tracce, sarebbe come descrivere minuziosamente un dipinto senza poterlo vedere. Una volta che sapete la tecnica usata e cosa vi sia raffigurato, sta a voi, messi di fronte all'opera, catturarne l'essenza. Il maestro H.G. Giger ha prestato nuovamente il suo estro alla causa dell'amico e connazionale Thomas, con un artwork (tavola acrilica su legno del 1975) che aiuta, semmai ce ne fosse bisogno, a calarsi ulteriormente nel mondo dei Triptykon. Un lavoro che per il sottoscritto bissa e supera il precedente, cose davvero rare in ambito musicale.

Riemergendo dall'ascolto che mi ha inghiottito per diversi giorni (e che continuerà a farlo per parecchio tempo), in un attimo di lucidità, devo avvertire che non si tratta di "roba per tutti", né mi aspetto che sia capito da tutti. Potrebbe avere un effetto tipo paura ancestrale o far dire "per me è troppo", non è un problema, è una delle plausibili reazioni. Per capirci i Nazgul del Signore Degli Anelli in confronto a 'sto disco sono il fantasma formaggino. D'altronde penso sia ben conosciuto il lavoro del signor Gabriel Fischer e il suo modo di intendere la musica.

Ma in questo momento è ripartito il disco.
Addio.

Recensione a cura di Francesco Frank Gozzi

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 16 apr 2014 alle 18:49

Tra l'altro "Aurorae" si candida a pezzo dell'anno...

Inserito il 15 apr 2014 alle 16:22

il tuo intervento col buco del culo di King Kong mi ha aperto la via ;-) A distanza di un'altra settimana di ascolti sottoscrivo quanto già detto e vola dritto in Top Ten 2014

Inserito il 15 apr 2014 alle 15:35

ahahah, quando dicevi impacchetta tutto non pensavo che l'avresti fatto davvero :D cmq grande disco, confermo le prime impressioni...

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