Copertina 6

Info

Genere:Prog Rock
Anno di uscita:2014
Durata:56 min.

Tracklist

  1. TIME
  2. JUPITER
  3. THE SEA
  4. FAT CATS
  5. CRY FOR HELP
  6. SIGNALS
  7. ARRIVAL
  8. FIRST CONTACT
  9. THE FACTOR
  10. FRIENDS OF MY DREAMS
  11. OUR DESTINY
  12. I WILL BE THERE

Line up

  • Martin Murphy : vocals, guitar
  • Arnold Burgoyne: keyboards
  • Greg Murphy: guitar
  • Gordon Monroe: bass
  • Iain Duncan: drums, percussion

Voto medio utenti

Ispirato da suggestive “vicende extraterrestri”, “Signals” ostenta in maniera evidente la venerazione dei suoi autori, gli scozzesi Preacher, per le sonorità dilatate, soffuse e sofisticate dei Pink Floyd post-Barrett, a cui aggiungono suggestioni di Marillion, Alan Parsons (ascoltare lo strumentale “Arrival” per referenze immediate …) e bagliori interpretativi del Bowie “spaziale”.
Il risultato è complessivamente piacevole e d’effetto, e anche se la “dipendenza” è abbastanza manifesta, intervengono classe, pathos e una discreta intensità espressiva ad allontanare fastidiose sensazioni di adulterazione e manierismo.
Questo non significa avere a che fare con nuovi sconvolgenti “fenomeni” del prog rock europeo, eppure le languidità “cosmiche”, le atmosfere solenni e la rarefazione estetizzante di cui è costellato il programma riescono ad affascinare a sufficienza l’astante, a patto, ovviamente, che il soggetto in questione sia un profondo estimatore delle melodie soffici, oniriche e “metafisiche”.
Personalmente considero i “due” Murphy, Martin con il suo vellutato e fascinoso timbro british e Greg con un sensibile guitar-work d’estrazione tipicamente Gilmour-esque, il classico valore aggiunto della situazione, ma in realtà è un po’ tutta la formazione a risultare affiatata e compatta, naturalmente votata a questa forma di psichedelia vaporosa e, in qualche modo, di facile “consumo”.
“The sea”, “First contact”, i profumi orientali di “Friends of my dreams” e poi ancora il tocco decadente della seducente title-track e delle incantevoli “The factor”, “Our destiny” e “I will be there”, appaiono i momenti più efficaci di album molto “distensivo” e disciplinato nelle sue intenzioni artistiche … se avete bisogno di una “pausa” o avete nostalgia delle ben note ouvertures Floyd-iane, i Preacher possono rappresentare una scelta plausibile.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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