Copertina 5

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2014
Durata:19 min.
Etichetta:20 Buck Spin

Tracklist

  1. PART I
  2. PART II
  3. PART III
  4. PART IV
  5. PART V
  6. PART VI

Line up

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Voto medio utenti

Riflessioni e perplessità mi cingono in questa ridente mattinata primaverile, dopo aver completato una rapida carrellata di siti specializzati nel nostro genere favorito.
Partiamo da un presupposto: il mondo è bello perché è vario. Se addirittura gli ultimi capolavori (ehm…) di Sonata Arctica e Gamma Ray hanno incassato recensioni entusiastiche in giro per il web, non vedo perché non possa accadere altrettanto agli sconosciuti esordienti Dead In The Manger. Sconosciuti in tutti i sensi, posto che parliamo dell’ennesima band che, per infittire il mistero ed accentuare il fascino del progetto, ricorre all’ormai logoro stratagemma di occultare identità e volti dei propri componenti.

Fatto sta che, spulciando qua e là, mi sono imbattuto esclusivamente in lodi sperticate per questa nuova realtà statunitense: la perfetta fusione tra black e grind, trame chitarristiche in grado di sconvolgere l’ascoltatore e di condurlo nei più oscuri angoli del proprio subconscio, addirittura paragoni coi geniali Blut Aus Nord
Boh, può essere. A questo punto, spiace per i Dead In The Manger che il loro EP di debutto sia capitato fra le mie spietate mani. Già, perché io purtroppo non ho rinvenuto nulla di tutto ciò nei venti minuti di Transience.

Ciò che ho trovato, al contrario, si risolve in un blando miscuglio di parti depressive e intimiste con altre più tirate e glaciali (queste ultime in netta maggioranza). Il problema è che le prime mancano di qualità e atmosfera, fallendo quindi nell’intento di ingenerare il necessario trasporto emotivo, e che le seconde si basano su scale dissonanti già ascoltate miliardi di volte e, se non bastasse, tutte sinistramente simili tra loro.
Aggiungete all’equazione una produzione troppo pulita e secca ed otterrete un disco deficitario, in cui i sentimenti di rabbia, angoscia e desolazione che il combo avrebbe voluto rappresentare giungono col contagocce, in maniera ovattata e parziale.

Spero mi perdonerete se cito Simona Ventura in veste di giudice di X Factor, ma questi ragazzi, nonostante si cimentino in uno dei miei generi preferiti in assoluto, non mi sono proprio arrivati.
Attendo il full lenght (previsto per il 2014), sperando sia in grado di farmi mutare opinione sui Dead In The Manger. Ad oggi, per quanto mi riguarda, non ci siamo.
Recensione a cura di Marco Cafo Caforio

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