Copertina 8

Info

Anno di uscita:2014
Durata:52 min.
Etichetta:Earache
Distribuzione:Self

Tracklist

  1. ICONOCAUST
  2. MINORITY OF ONE
  3. CROSS OF BABYLON
  4. HELLBLAZER
  5. LIVE AS ONE ALREADY DEAD
  6. THE FATEFUL DARK
  7. ZERO HOUR
  8. HAMMERED DOWN
  9. SCAVENGERS OF MERCY
  10. THE CURSED EARTH

Line up

  • Stefano Selvatico: bass
  • Andrea Gorio: drums
  • Joff Bailey: guitars
  • Dave Silver: vocals, guitars

Voto medio utenti

I londinesi Savage Messiah tornano sulla scena due anni dopo il buon penultimo album Plague of Conscience (2012) con questo The Fateful Dark, registrato ai Grindstone Studios (Suffolk) e prodotto da Scott Atkins. I nostri prodi metallari britannici seguitano nel loro percorso di sviluppo musicale con un misto di heavy e thrash metal, ma che stavolta denota un approccio più power dei precedenti lavori. Partiamo dal "pregevole" artwork che, come quello di Plague of Conscience, se non si conosce il genere del gruppo si potrebbe pensare quasi ad una band verso il brutal. Il disegnatore è Peter Sallai, noto in ambiente metal per aver collaborato con Slayer, Kreator, Sabaton, Tyr, Sacred Steel e molti altri. Per quanto riguarda ai componenti del gruppo si può notare una maturazione nel cantato di Dave Silver, che a dir la verità era già migliorato ai tempi del passato album, certamente migliorato dai tempi di Insurrection Rising. I riff e gli assoli di Bailey e Silver sono sempre di buon livello, hanno un bel impatto, così come gli assoli. La sezione ritmica non è affatto da disdegnare e fa il suo sporco lavoro, anche perché, per ciò che è relativo al sound della produzione, siamo ad un livello abbastanza alto.
The Fateful Dark è composto da 10 tracce (nella versione limitata ci sono tre pezzi aggiuntivi, cover di Be Quick or Be Dead, Lightning to the Nations e Killers) e si parte con Iconocaust che, dopo una breve intro a base di melodie di chitarra, sfocia in un pezzo thrash dal ritmo sostenuto in cui Silver mostra le sue evolute doti canore. Evitando di bestemmiare ci troviamo con uno stile che si può avvicinare ai Testament. La successiva Minority of One mostra chiaramente da dove traggono ispirazione i ragazzi britannici, qui l'influenza viene direttamente dai Megadeth. Silver tenta sempre di modellare la propria voce, ben adattandola allo stile dei brani, cosa che gli riusciva un po' più difficile negli album precedenti. L'ascolto continua con Cross of Babylon, dove i musicisti non sembrano assolutamente voler mollare l'osso, ma qui il cantante sembra sforzare lievemente (chi ascolterà l'album forse si ricorderà di Kai Hansen nel chorus), tuttavia senza eccedere. Gli assoli sono molto ben pensati ed eseguiti. Hellblazer, la canzone da cui è tratto il primo video, strizza un po' più l'occhio al power in confronto ai pezzi antecedenti. Probabilmente qui si nota l'evoluzione della band, in positivo o in negativo dipende sicuramente dai gusti dell'ascoltatore. Si arriva dunque a Live as One Already Dead, la ballad di stile classico, con delle accurate melodie di chitarra a sostenere la buona prova di Silver. Quello che colpisce, fino a questo punto, è che le strutture delle canzoni sono elaborate sino ai minimi dettagli per non perdere l'ascoltatore lungo il tragitto. Il prossimo pezzo è la title-track The Fateful Dark dove i nostri ricominciano a picchiare duro, ma in maniera diversa. Questa è una canzone dal tono più epico e nel complesso meno sostenuto delle precedenti. I Savage Messiah vogliono quindi dimostrare la strada della mistura di generi oramai intrapresa. La conferma avviene nella successiva Zero Hour con dei riff pesanti e un bel pre-chorus, simbolo di quella miscela metal sperimentata per tutto il disco. Hammered Down è veramente una martellata thrash, ovviamente in senso positivo. I musicisti dimostrano di saper premere l'acceleratore quando è il caso, ma non è la caratteristica che faceva dubitare dei passati dischi della band. L'album prosegue con Scavengers Of Mercy, che si assesta sul livello del pezzo precedente. La fine è segnata da The Cursed Earth, pezzo che chiude in bellezza The Fateful Dark regalando cori e riff all'ascoltatore, con un bel intermezzo dettato dalle chitarre di Silver e Bailey, in attesa di un nuovo capitolo targato Savage Messiah. Questa quarta fatica del quartetto inglese si dimostra sopra le aspettative, sicuramente migliore rispetto a Plague of Conscience e trampolino di lancio per un futuro capolavoro.

Video di Hellblazer (2014)

Recensione a cura di Stefano Giorgianni

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 16 mar 2014 alle 16:01

bell'album davvero..non li conoscevo...come genere mi è sembrato molto vicino a gli ultimi Iced Earth...ma preferisco di granlunga questo!

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