Coltsblood - Into the Unfathomable Abyss

Copertina 7

Info

Anno di uscita:2014
Durata:60 min.
Etichetta:Candlelight Records

Tracklist

  1. VALHALLA AWAITS
  2. BENEATH BLACK SKIES
  3. BLOOD
  4. ABYSS OF ACHING INSANITY
  5. GRIEVOUS MOLESTATION
  6. ULFHEONAR
  7. RETURN TO THE LAKE OF MADNESS

Line up

  • Jem: guitars
  • John: vocals, bass
  • Steve: drums

Voto medio utenti

Capita, e non di rado, che le mie digressioni di scribacchino metallico lambiscano pericolosamente le soglie del paradosso. Un esempio? Prendiamo questo Into the Unfathomable Abyss: pur trattandosi di un disco di valore mi sento di consigliarlo a pochi, se non addirittura a pochissimi.
Il motivo è presto spiegato: mettendo per un attimo da parte l’integrità deontologica e morale, vorrei evitare ritorsioni fisiche da parte di lettori incarogniti per un acquisto da loro ritenuto incauto.

Il moniker scelto dal giovane doom trio di Liverpool spiega molto in questo senso. Il sangue del puledro, perlomeno nella mia testa malata, funge da tetro monito all’ascoltatore: slancio esecutivo e snellezza compositiva non albergano in questi solchi, statene pur certi. Al contrario, coi Coltsblood vi troverete invischiati in un sound paludoso, soffocante, quasi claustrofobico.
Prendete lo sludge dei Conan (peraltro, il bassista e cantante John McNulty proprio da lì proviene) e portatelo alle estreme conseguenze in termini di saturazione e lentezza; dopodiché, mescolatelo con le sfibranti allucinazioni del drone e con la malevola crudeltà del black.

Fatto? Bene, ora incastrate queste coordinate musicali in brani dalla durata ragguardevole anche per i canoni del genere: per intenderci, la soglia dei dieci minuti viene valicata spesso e con ampio margine.
Fanno eccezione la minacciosa intro Valhalla Awaits e l’inattesa bordata Blood, che forniscono un minimo di agilità al platter; tuttavia, non v’è dubbio che il cuore dei Coltsblood pulsi in canzoni pachidermiche come Abyss of Aching Insanity, esasperatamente immota, o Beneath Black Skies, che cingerà i vostri sensi in una irrespirabile cappa d’inerzia.

Le urticanti aggressioni presenti in Grievous Molestation e nella porzione centrale di Ulfeonar, così come le stralunate impressioni post metal della conclusiva Return to the Lake of Madness, non paiono sufficienti ad alleggerire un sound parossistico nella sua pesantezza; un sound senz’altro in grado di logorare i fruitori più impazienti.

Perciò insisto nel predicare prudenza: a mio avviso Into the Unfathomable Abyss merita molto, e il voto a margine della recensione è lì a dimostrarlo. Al tempo stesso, evitate quest'album come la sifilide se non siete davvero addentro a certe sonorità. E non dite che non vi avevo avvertiti.
Recensione a cura di Marco Cafo Caforio

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