Alcatrazz - No Parole From Rock'n Roll - Reissue

Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2014
Durata:non disponibile
Etichetta:Metal Mind Productions

Tracklist

  1. ISLAND IN THE SUN
  2. GENERAL HOSPITAL
  3. JET TO JET
  4. HIROSHIMA MON AMOUR
  5. KREE NAKOORIE
  6. INCUBUS
  7. TOO YOUNG TO DIE, TOO DRUNK TO LIVE
  8. BIG FOOT
  9. STARCARR LANE
  10. SUFFER ME
  11. SINCE YOU’VE BEEN GONE (BONUS TRACK - LIVE AT THE COUNTRY CLUB, RESEDA)
  12. DESERT SONG (BONUS TRACK - LIVE IN TOKYO)
  13. GUITAR CRASH (BONUS TRACK - LIVE IN TOKYO)

Line up

  • Graham Bonnet: vocals
  • Yngwie Malmsteen: guitars
  • Gary Shea: bass
  • Jan Uvena: drums
  • Jimmy Waldo: keyboards

Voto medio utenti

Ho adorato gli Alcatrazz fin dal primo contatto (avvenuto, sob, nel lontano 1983, anno di uscita di questo debutto …), un po’ come credo tutti i fans dei Rainbow, del resto, di cui rappresentavano una sorta di accreditato e credibile epigono.
Un giovane e funambolico chitarrista sponsorizzato dal guru Mike Varney (lo aveva fortemente voluto negli Steeler, al fianco di Ron Keel, Rik Fox e Mark Edwards … un progetto acerbo, magari, ma meritevole di riscoperta …), con la foto di Ritchie Blackmore (ben nascosta) nel portafoglio, un batterista con Iron Butterfly e Alice Cooper nel curriculum (e qui ricordiamo anche il suo contributo a “Loud & clear”, capolavoro assoluto dell’hard melodico targato Signal …), un bassista e un tastierista di comprovata qualità (entrambi reduci dai fasti pomp dei New England), si affiancano ad una voce capace di convincere personalità “complesse” come quella dello stesso Man In Black o quella non meno imprevedibile di un certo Michael Schenker e realizzano un album d’esordio di notevole spessore, figlio “legittimo” soprattutto di quanto acquisito da Graham Bonnet alla corte dell’Arcobaleno più famoso del rock.
Se, infatti, l’esuberante Malmsteen è fatalmente il primo magnete sensoriale di “No parole from rock'n roll”, l’eccentrico (capelli corti, camice hawaiane … “roba” non facile da accettare per l’integralista pubblico del settore …) vocalist del Lincolnshire non è da meno, grazie ad un’ugola impregnata di pathos e di granulosa pastosità che gli consente un “tallonamento” del suo passato artistico (ci proverà nuovamente con gli Impellitteri) piuttosto efficace e coinvolgente.
Brani come “Island in the sun”, “Jet to jet” (“curiosamente” non troppo dissimile da “Spotlight kid”), la suggestiva “Hiroshima mon amour” e la contagiosa “Too young to die, too drunk to live” non possono che ammaliare istantaneamente i sostenitori dei Rainbow più “radiofonici”, in virtù di un brillante connubio tra tecnica, melodia e forza espressiva (un equilibrio che il buon Yngwie non sempre è riuscito ad esibire nella sua carriera …), mentre “Kree nakoorie” aggiunge all’impasto un tocco di epicità esotica, anch’essa in realtà piuttosto familiare tra gli estimatori di queste tipologie sonore e “General hospital” sfrutta strutture armoniche dagli accenti abbastanza Schenker-iani per conquistare l’astante.
“Big foot” mescola sfumature quasi liturgiche, cadenze drammatiche e fraseggi di osservanza Van Halen-esque, “Starcarr lane” riprende ad affascinare con linee armoniche ficcanti e facilmente memorizzabili e “Suffer me” chiude il programma originale con un’adeguata dose di virile romanticismo, in fondo sempre bene accetto anche dai “duri” dal cuore d’acciaio.
Eh, già, “programma originale” … perché in tutto questo tripudio di amarcord, quasi mi dimenticavo di rilevare che stiamo analizzando una ristampa firmata Metal Mind Productions, integrata da tre bonus-track dal vivo (materiale non del tutto inedito, invero …), tra cui si segnalano le brillanti versioni di “Since you’ve been gone” e “Desert song”, riproposizioni di classici imperdibili della storia professionale di Bonnet, che arrivano a sigillare in maniera esemplare un disco certamente degno delle vostre preziose collezioni musicali.
Qualora non ne facesse ancora parte, sapete cosa fare …
Recensione a cura di Marco Aimasso

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